«Forte preoccupazione per la deriva del mercato del lavoro nel comparto dell'informazione». La esprime la Commissione nazionale lavoro autonomo (Clan) della Fnsi che in un documento fa appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al sottosegretario all'Editoria, Andrea Martella, «affinché intervengano sulle evidenti storture del sistema a danno del lavoro giornalistico e del diritto dei cittadini ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti anche dal ricatto economico della precarietà e della necessità di un lavoro dignitosamente retribuito».«Il livello occupazionale nel settore – osservano i rappresentanti dei lavoratori autonomi e precari – sta diminuendo solo formalmente: la "buona occupazione" viene distrutta in favore di un'occupazione precaria, senza diritti né tutele. E un sistema basato sempre più su dei "braccianti dell'informazione" o sull'utilizzo improprio dei pensionati nel normale circuito produttivo non può andare lontano». Gli editori, si legge ancora nel documento, «vogliono da un lato un basso numero di occupati regolari e con contratti depotenziati, dall'altro poter disporre di una forza lavoro di giornalisti lavoratori autonomi da pagare molto meno dei subordinati, benché sia autonomi che dipendenti siano indistintamente utilizzati per la realizzazione dei contenuti dell'identico prodotto giornalistico». Nel dare atto al governo di aver sostenuto il settore, la Commissione rileva che nelle misure da mettere a punto occorre «mettere al primo posto norme che contrastino il precariato, lo sfruttamento dei cococo e delle false partite Iva» e chiede che «tutti gli aiuti agli editori, sia nazionali che locali, siano vincolati alla creazione di occupazione regolare. Ogni sostegno, diretto o indiretto – prosegue il documento – deve essere condizionato alla tenuta dell'occupazione e al contrasto del precariato: non si possono utilizzare aiuti pubblici per distruggere l'occupazione regolare e incrementare il lavoro precario e non tutelato». Per i lavoratori autonomi del sindacato, inoltre, «va contrastato l'uso dei pensionati nel normale circuito produttivo» e vanno favorite «con opportuni provvedimenti l'emersione dal "falso lavoro autonomo" di molti collaboratori e l'inclusione nei contratti collettivi da dipendenti di almeno i cosiddetti "collaboratori strategici" delle testate».
Trovate la lettera, per intero al link sottostante:
https://www.fnsi.it/i-giornalisti-precari-e-lavoratori-autonomi-al-governo-senza-occupazione-nessun-sostegno-agli-editori
LE EMERGENZE CONTRO LA PRECARIETA’ E A TUTELA DEL LAVORO AUTONOMO GIORNALISTICO
DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE NAZIONALE LAVORO AUTONOMO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA
ALL’ATTENZIONE DEL GOVERNO E DEL SOTTOSEGRETARIO ALL’EDITORIA
La Commissione nazionale lavoro autonomo della Federazione Nazionale della Stampa
Italiana, riunitasi in teleconferenza giovedì 19 novembre 2020, esprime forte preoccupazione per
la deriva del mercato del lavoro nel comparto dell’informazione. E si appella al Presidente del
Consiglio, Giuseppe Conte, e al Sottosegretario all’Editoria, Andrea Martella, affinché
intervengano sulle evidenti storture del sistema a danno del lavoro e del diritto dei cittadini
ad essere informati da giornalisti liberi e indipendenti anche dal ricatto economico della
precarietà e della spasmodica necessità di un lavoro dignitosamente retribuito.
Il livello occupazionale nel settore sta diminuendo solo formalmente: la “buona occupazione”
viene distrutta in favore di un’occupazione precaria, senza diritti né tutele. E un sistema
basato sempre più su dei “braccianti dell’informazione”, o sull’utilizzo improprio dei pensionati nel
normale circuito produttivo - come già denunciato dalla Clan e dalla Fnsi - non può andare lontano.
Gli editori vogliono da un lato un basso numero di occupati regolari e con contratti depotenziati,
dall’altro potere disporre di una forza lavoro di giornalisti lavoratori autonomi da pagare molto meno
dei subordinati, benché sia autonomi che dipendenti siano indistintamente utilizzati per la
realizzazione dei contenuti dell’identico prodotto giornalistico.
Diamo atto al Governo di aver sostenuto il settore, ma nelle misure che dovrà ancora mettere
a punto occorre mettere al primo posto norme che contrastino il precariato, lo sfruttamento
dei cococo e delle false partite Iva che mascherano del lavoro dipendente non riconosciuto.
Chiediamo quindi che tutti gli aiuti agli editori, sia nazionali che locali, siano vincolati alla
creazione di occupazione regolare. Ogni sostegno, diretto o indiretto, dev’essere condizionato
alla tenuta dell’occupazione e al contrasto del precariato: non si possono utilizzare aiuti pubblici
per distruggere l’occupazione regolare e incrementare il lavoro precario e non tutelato.
Va contrastato l’uso dei pensionati nel normale circuito produttivo, e non di rado anche nelle
redazioni. Un pensionato non ha la necessità di “procurarsi uno stipendio pieno”, e questa è nei
fatti una concorrenza sleale nei confronti di migliaia di collaboratori esterni, sottopagati e quasi mai
stabilizzati da dipendenti se non dopo non facili cause giudiziali.
Va favorita con opportuni provvedimenti l’emersione dal “falso lavoro autonomo” di molti
collaboratori, e l’inclusione nei Contratti collettivi da dipendenti di almeno i cosiddetti “collaboratori
strategici” delle testate.
Va parallelamente attuata una decisa tutela del lavoro autonomo - sia di quello per scelta, che
di quello in attesa di stabilizzazioni - tramite la doverosa attuazione delle vigenti disposizioni,
inapplicate dal 2012:
COMPENSI DEGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI
1) Compensi minimi dignitosi per le collaborazioni giornalistiche autonome, anche
occasionali e non nelle redazioni, tramite:
a) Immediata emanazione da parte del Ministero della Giustizia dei parametri per la
liquidazione giudiziale dei compensi dei giornalisti ex L. 27/2012, unica categoria
professionale per la quale non sono mai stati emanati, e non essendo applicabili per analogia
quelli di altre professioni;
b) Conseguente attuazione anche per i giornalisti del principio della legge sull’equità
retributiva ex L. 172/2017;
COMPENSI DEI COLLABORATORI DELLE REDAZIONI
2) equo compenso per i collaboratori delle redazioni (con coerenza tra subordinati e autonomi
nelle singole testate), tramite:
c) Corretta identificazione dei parametri dell’equo compenso per i giornalisti non
dipendenti ex L. 233/2012, e conseguente sua attuazione, fino ad oggi bloccata, in violazione
della legge stessa e dell’art. 36 della Costituzione.
Riguardo l’emergenza Covid-19, chiediamo l’emanazione di nuovi contributi a fondo perduto
a sostegno dei giornalisti non dipendenti, come già stanziati la scorsa primavera-estate, tenendo
conto dei nuovi lockdown, parziali o totali, in atto e paventati per questo inverno.
Va anche tenuto conto che il blocco o riduzione di alcune attività produttive per il Covid-19
hanno causato la perdita, o almeno una forte riduzione delle possibilità di lavoro per i
giornalisti lavoratori autonomi dei settori dello spettacolo, cultura, sport, turismo e food,
oltre ad una riduzione generale delle possibilità di collaborazione, accompagnate spesso da
significative riduzioni dei compensi, stabilite unilateralmente dagli editori nella logica
dell’emergenza Covid e dei continui tagli ai costi del lavoro. Su questa situazione sono necessari
interventi mirati del Governo e delle Istituzioni, anche locali.
Infine: come già segnalato da tempo anche dalla Clan-Fnsi, l'attività giornalistica, assieme alle sue
tecnologie, i contesti sociali e di mercato, è radicalmente mutata dagli anni '70 - '80, al punto di
risultare oggi inadeguati, od obsoleti, molti degli attuali strumenti concettuali, normativi e di governo
della professione, legati ad altri momenti storici.
Oggi è necessaria una radicale riforma della professione, delle sue norme e istituti, per
renderli rispondenti alle esigenze e ai problemi della realtà attuale. Comprese le norme di
funzionamento e dei compiti dell’Ordine dei giornalisti, risalenti a un impianto di un oramai
lontano e non più attuale 1963. Non basta la già attuata riforma del numero dei componenti del
Consiglio nazionale e dei Consigli di disciplina: occorre tenere conto che nel giornalismo la
maggior parte dei rapporti di lavoro e è sarà di natura autonoma, e ciò per volontà degli
editori.
Ma, al fine di giungere ad una riforma ragionata e di ampio respiro, questa andrà elaborata ed
attuata in sinergia con gli organismi di rappresentanza dei giornalisti, per quanto di rispettiva
competenza, confrontandosi su problemi, esperienze e proposte già disponibili, e non con
provvedimenti calati dall’alto senza alcun coinvolgimento di merito della professione.
Questi i temi che come Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi ci sentiamo di avanzare
con forza, rendendoci disponibili, per quanto di nostra competenza, alla più ampia collaborazione.
(approvato a maggioranza, Roma, 19 novembre 2020)