/"CAROGNAVIRUS", L'OPINIONE DELL'ASCOLANO ROBERTO GALANTI, SEGRETARIO GENERALE PMIA E CONSOLE DELLA MOLDOVA
"CAROGNAVIRUS", L'OPINIONE DELL'ASCOLANO ROBERTO GALANTI, SEGRETARIO GENERALE PMIA E CONSOLE DELLA MOLDOVA
"CAROGNAVIRUS", L'OPINIONE DELL'ASCOLANO ROBERTO GALANTI, SEGRETARIO GENERALE PMIA E CONSOLE DELLA MOLDOVA
Roberto GALANTI: <Il problema del momento è che il “CAROGNAVIRUS” sta infettando pesantemente anche l’economia che non ha capacità di reazione. Questo è un problema serio. Per la pandemia si stanno cercano vaccini e cure adeguate, ma per le attività produttive e di servizi, di concreto, cosa si sta facendo? Assistiamo ogni giorno a contestazioni delle varie categorie su molte piazze italiane (albergatori, operatori turistici, partite iva, ambulanti etc etc). E se inizieranno anche i cittadini stremati e preoccupati che non vedono, al momento, prospettive e possibilità di sopravvivenza? Faccio notare che ancora l'autotrasporto non si è espresso. Questo non significa che va tutto bene, ma..... In nessuna piazza però, questo bisogna dirlo, si notano i “simboli” identificativi delle associazioni cd tradizionali. Segno forse che sta crollando il "bianco castello incantato" (cit. di una canzone) della tradizione "virtuale" della rappresentanza e rappresentatività? Probabile, ma certamente, se vero, questo non è bello! Dopo l’evidenza dei caporalati in agricoltura (ultimo servizio delle Iene e non solo), ed a seguito degli arresti in alcune imprese di autotrasporto più o meno per gli stessi motivi, si spera che nel settore dell’autotrasporto abbia termine la “fiera dell’est” per ridare spazio al Made in Italy (una nostra eccellenza da sempre in tutti i settori) che però necessità di una politica seria e non di tamponi temporanei che alleviano i dolori ma non risolvono i problemi a fondo. Sembra quasi che tutti si stanno disamorando alla politica che non da certamente segni positivi di soluzione e futuro. Non è bello assistere ai confronti nella politica! “Da soli non ce la possiamo fare (parlo da imprenditore e modesto rappresentate del settore). Necessario abbassare i costi del lavoro, programmare una tassazione contenuta e possibile, sancire la certezza dei pagamenti nella quantità e nella rapidità, auspicare maggiori controlli, meno burocrazia labirintica e liquidità immediata. Tutto questo per restituire la dignità al settore che ha sempre dimostrato e continua a dimostrare un grande senso di responsabilità.” Non abbiamo il filo di Arianna che ci porta ad uscirne fuori. A tal proposito cito alcuni messaggi preoccupanti che leggo nei social a supporto della mia premessa e che dovrebbero far riflettere la parte politica e non solo. Proviamo a pensare a voce alta!>
1-“Le Confederazioni d’impresa dovrebbero rappresentare gli interessi collettivi delle imprese, ma spesso diventano delle lobby dove le imprese non solo non vengono rappresentate ma vengono usate per scopi politici e di convenienza da pochi beneficiari. Non esistono controlli e pertanto, come spesso accade in tali situazioni, rispecchiano numeri di aziende iscritte, puramente di fantasia che, per assurdo, rappresentano un numero superiore al numero di partita iva presenti negli archivi delle varie Camere di Commercio italiane.”
2-“EROI e la commedia italiana
Credete che nei settori esistono segreti? No, conosciamo tutte le criticità o quasi, a quattro occhi siamo tutti consapevoli ma quando si tratta di alzare la voce nessuno lo fa. E certo, come si fa ad opporsi al sistema attuale? Si rischia di rimanere senza lavoro, di non “caricare” più o peggio, di non incassare i crediti per lavori già effettuati.
Come si fa a dare credito a chi da decenni ripete sempre le stesse cose? Come si fa a credere a coloro che hanno usato la piccola e media impresa? Come si fa a lasciare, per esempio, il trasporto nazionale in mano ai pochi “Big” del settore? Tante domande ma la risposta è sempre la stessa: “devo lavorare, ho il leasing da saldare, le rate, il mutuo. Devo uscire per forza.” Un evidente segno di debolezza e non è certamente normale.”
Credo che, obbiettivamente, una parte di colpa l’abbiamo anche noi che abbiamo sempre delegato in bianco senza chieder conto degli operati e soprattutto è che non siamo cresciuti carenti della cultura d’impresa. Abbiamo solo pensato a viaggiare a prescindere!
3-“In questi giorni di crisi, che sta mettendo a dura prova la nostra quotidianità di imprenditori, non mancano le polemiche per le decisioni prese da parte delle Istituzioni.
Credo che la causa principale di questo malcontento sia nel fatto che le associazioni datoriali tradizionali, che effettuano pressioni sul Governo, non rappresentano più veramente tutti gli imprenditori.
L'Italia è un Paese "unico" in tanti campi, ma lo è particolarmente nella difesa dello….status quo.
Nel mondo sindacale datoriale, ad esempio, la rappresentatività si misura "sulla fiducia".
Come fanno le istituzioni a sapere quali organizzazioni chiamare ai tavoli di concertazione? Semplice, per prassi, chiamano sempre i soliti.
Per le storiche associazioni, infatti, è sufficiente dichiarare il numero di imprese rappresentate ed è tutto fatto. Addirittura c'è chi considera associate tutte le imprese che adottano il proprio contratto collettivo nazionale, dimenticando forse che le varie spinte legislative degli ultimi 5 anni hanno di fatto costretto tutte le aziende ad usare i pochi CCNL considerati "comparativamente più rappresentativi".
In merito ai dati comunicati facciamo presente che, ad esempio per i commercianti, se sommiamo il numero degli associati dichiarati dalle varie associazioni andiamo a superare di gran lunga il numero delle aziende esistenti nei settori!
Non parliamo poi delle poche occasioni in cui i numeri devono essere certificati, come nel caso delle elezioni dei Consigli delle Camere di Commercio. In questo caso viene fuori che in una detta provincia, gli associati "reali" sono da 5 a 10 volte minori di quelli dichiarati.
Ma, direte voi, le storiche associazioni rappresentano davvero il comparto anche senza formalizzare i tesseramenti con le deleghe alla rappresentanza? E allora perché sono sempre più frequenti i casi di gruppi organizzati di imprese che si rappresentano da soli?
Ultimo in ordine temporale il caso dei circa 6000 ristoratori toscani che, rifiutando ogni "contaminazione" con le associazioni di categoria, hanno portato la propria voce fino al Ministero dello Sviluppo Economico.
La loro protesta è arrivata in tutta Italia ed è stata organizzata su tutto il territorio nazionale la consegna delle chiavi dei ristoranti ai sindaci.
Questo è il segno che le associazioni tradizionali hanno perso i contatti con il territorio, e ormai rappresentano solo loro stessi e i "sepolcri imbiancati" che hanno creato negli anni.
Non sarebbe quindi opportuno ripensare al concetto di rappresentatività sindacale, riservando il giusto spazio nei tavoli di confronto a chi ha un vero rapporto quotidiano con le imprese del territorio?”
4-Credevamo che, valesse un idea, una soluzione, una proposizione e non numeri di iscritti se veri.
Crediamo che, ogni schieramento politico, ha paura dell'autotrasporto e dei loro rappresentanti minacciosi, in cerca, come tutti, di “denaro pubblico” per mantenere in vita alcune Holding senza il minimo rischio d'impresa, distribuendo appalti e lavoro alle imprese, mantenendo così in vita un apparato compromesso,dipendente e ricattabile.
5- “Politicanti ricattabili oggi non servono al paese.
<Quando si parla di inganni e di imbrogli - prosegue Galanti - ci si riferisce ovviamente a quella politica servirle e incapace, propagandistica e inefficiente, inconcludente e passiva, timida e impaurita. Quando la politica nazionale è incapace, quando alcune associazioni di categoria fanno di tutto per impedire progetti per la legalità, innovativi ed efficaci, allora assistiamo al “fai da te” dove ognuno porta avanti la propria iniziativa evitando di toccare il problema principale, quello della legalità e del rispetto delle direttive comunitarie.” Cosa fare? Consiglierei alla parte politica di sentire la cd base per rendersi conto che la rappresentatività, oggi, ha connotazioni diverse dalla tradizione ed è necessario spendere in umiltà e proposizione, ma tutti insieme. Basta vivere di ricordi e ordine tassativo è rimettere, al suo posto, il vero senso di “rappresentare”. Capisco che non è facile, ma almeno provarci. La vacca grassa inizia ad avere problemi di sopravvivenza e non è che una dieta possa risolvere, ma serve una politica seria, onesta e concreta che possa dare una mano al rilancio della economia. La presenza sul territorio di iniziative non coordinate sono pericolose, ma bisogna chiedersi perché accadono queste cose. Le guerre non hanno mai avuto vincitori. La soluzione è quella, specie in questo momento di confusione, della condivisione seguendo un principio secondo cui…insieme si soffre meno! Manie di protagonismo, deliri di onnipotenza o scarsa fiducia nelle rappresentanze? Credo, modestamente, che la risposta più appropriata sia principalmente la terza.
"Il rischio che lo stato di tensione registrato nelle aule parlamentari possa allargarsi anche al di fuori del Palazzo c'è. La politica ha il compito ed il dovere di salvaguardare la tenuta del Paese". Lo ha dichiarato in un'intervista a ‘Il Messaggero' il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ministro, forse non te ne sei accorto, ma la tensione è bella che uscita dalle aule parlamentari!>
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