Obiettivo generale
Il progetto si pone l’obiettivo generale di promuovere il benessere e l’inclusione sociale delle famiglie che vivono situazioni di disagio e di disabilità, strutturando un’offerta di prestazioni integrate utili a rispondere alla crescente complessità dei loro bisogni.
A tal fine si è quindi inteso strutturare un intervento organico che si fonda su alcuni concept fondamentali:
- Il community welfare, che consente di valorizzare il coinvolgimento attivo dell’intera comunità territoriale, affinché la stessa non sia solo destinataria di prestazioni, ma divenga risorsa utile per promuovere la qualità della vita e l’inclusitivà del territorio.
- La resilienza sociale, come processo (e progetto), come spazio di apprendimento, in cui contano le capacità individuali ma, ancora di più la competenza collettiva (community capability).
- La social innovation, intesa come l’insieme di quei processi che danno corpo alla capacità di rispondere ai bisogni emergenti dalle persone e dalle collettività attraverso nuove forme di collaborazione, nuovi schemi di azione ma, soprattutto, nuovi modi di pensare e di agire collaborativo. L’intento è quello di rilevare, accrescere e rendere operativo quello straordinario potenziale che risulta troppo spesso ancora latente o non pienamente utilizzato
Obiettivi specifici
Questo obiettivo generale può essere declinato in una serie di finalità specifiche che si articolano come segue:
- Migliorare le condizioni di accesso e di fruizione del sistema integrato di interventi e servizi territoriali, attraverso l’implementazione di una innovativa funzione di “peer counselling”, intesa quale consulenza tra pari, cioè tra persone con una situazione iniziale analoga o con problemi simili, che, nella ricerca delle migliori soluzioni, partono dalle proprie esperienze e conoscenze. In questa situazione il "peer counselor" cerca di fornire all'altra persona o famiglia gli strumenti necessari per risolvere autonomamente le proprie questioni e problematiche.
- Promuovere interventi di mutuo-auto aiuto. Le persone e le famiglie hanno in sé risorse che stentano tuttavia ad essere attivate col rischio di restare solo potenziale latente. La finalità è quella di offrire l’opportunità di mobilitare competenze ed atteggiamenti positivi, lavorando sulla dimensione del confronto e dello sviluppo emozionale. Questi aspetti risultano infatti indispensabili affrontare i problemi e per generare cambiamenti inclusivi.
- Sostenere la costruzione di reti di famiglie accoglienti, competenti e motivate, per la sperimentazione di percorsi innovativi di accompagnamento e sostegno, nonché di ricostruzione di relazioni genitoriali significative;
- Qualificare l’offerta del tempo libero, attraverso l’offerta di esperienze laboratoriali e sportive utili a promuovere l’integrazione dei soggetti più vulnerabili, creando un setting inclusivo e partecipato.
Azioni
- PEER COUNSELLING
L’attivazione di un servizio di peer counselling rappresenta non solo un’esperienza innovativa per la città di Ascoli, ma anche una preziosa opportunità per agevolare una più agevole, coerente ed efficace fruizione del sistema dei servizi territorialmente disponibili. Il peer counselling è una particolare forma di “accompagnamento consulenziale” svolta “tra pari”. Questa metodologia è stata recentemente applicata con successo in alcune esperienze pilota realizzate a livello europeo e in alcune regioni del nord Italia, dove hanno contribuito a migliorare significativamente non solo l’efficacia e l’impatto degli interventi, ma anche il livello di autonomia dei destinatari.
Attraverso tale attività si rende possibile non solo accompagnare le persone deboli vero un sistema di risposte maggiormente integrato e multidisciplinare, ma anche attivare in loro un processo di emersione e di maggiore consapevolezza delle proprie risorse, che possono essere spese per la ricerca e la realizzazione di strategie più efficaci, destinate a contribuire al raggiungimento di obiettivi sostenibili di autonomia ed inclusione. Il Peer counselling consente di attivare processi in grado di consentire ad un individuo o a un gruppo di acquisire meglio una visione globale della propria situazione contingente, più consapevole di sé e dell’ambiente in cui vive (fisico, sociale, relazionale, soggettivo, inter ed intrapersonale, ecc.). Questo “nuovo modo di vedere trasforma il modo di vivere, il modo di essere; supera le fragilità e permette la metamorfosi di quelle energie dirompenti, sconvolgenti, liberate dal trauma, che inizialmente appaiono insormontabili e che chiedono insistentemente di essere ricercate, raccolte, riordinate ed inserite in un percorso di cambiamento.
Il Peer Counselling contribuisce quindi ad attivare processi emancipatori orientati ad una maggiore conoscenza, consapevolezza ed autonomia. Esso rappresenta una modalità evoluta per accompagnare lo sviluppo di capacità, per valorizzare le risorse della persona e maturare nuove competenze. Questo approccio consente inoltre di intraprendere o rafforzare un percorso di emancipazione dallo svantaggio e di affrontare paure, limiti, problemi …. Individuando le soluzioni e gli atteggiamenti più adeguati al fine di realizzare i personali progetti di vita. Il Peer Counselling rappresenta in questo senso un luogo elettivo di conoscenza ed incentivazione che amplifica forze spesso inerti nelle persone.
Le attività che si prevede di gestire si articolano come segue:
- Organizzazione di un percorso formativo, della durata di 20 ore, finalizzato a formare 5 peer counsellor nel settore della disabilità
- Attivazione di uno sportello di peer counselling
- Erogazione di servizi di accompagnamento dei singoli e delle famiglie nella fruizione dei servizi territoriali e nell’attivazione delle proprie potenzialità in risposta ai bisogni di cui sono portatori
- GRUPPI DI MUTUO-AUTO AIUTO
L’Auto Mutuo Aiuto è stato nel tempo definito come un metodo, una pratica; esso è tuttavia soprattutto uno stile di vita, un modo di relazionarsi per crescere, conoscere se stessi attraverso gli altri, cambiare il modo di vivere gli eventi e imparare a non disperdere risorse ed opportunità.
L’eccellenza, la peculiarità del gruppi di Mutuuo-auto aiuto è la relazione tra pari nella mutualità, all’esterno e complementare al sistema formale dei servizi. Nei Gruppi le persone condividono esperienze e conoscenze, sviluppano abilità e competenze, scoprono attitudini e risorse, apprendono modi nuovi di pensare per affrontare il “problema”, di qualsiasi natura esso sia, fino al superamento del disagio. La relazione di aiuto e sostegno favorisce una nuova cultura condivisa, incoraggia l’assunzione di responsabilità e il superamento della delega, sviluppa atteggiamenti ed iniziative di solidarietà tra le persone e nella comunità, incidendo sugli stili di vita dei soggetti e delle famiglie per il raggiungimento di un più alto livello di benessere psicofisico e sociale per tutti.
Progettare il gruppo di auto-mutuo aiuto e pianificarne lo sviluppo vuole dire in prima istanza fare scelte che da un lato consentano al gruppo di esistere praticamente, e dall’altro possano aiutare il gruppo a costruirsi una propria identità, un comune senso di appartenenza, che di fatto rappresenta l’elemento principale sul quale si innestano i fattori e i processi di auto e mutuo aiuto.
Le attività che verranno realizzate prevedono:
- Attività di animazione ed engagement dei potenziali membri del gruppo
- Costituzione del gruppo: condivisione degli obiettivi, delle aspettative e dell’organizzazione interna
- Gestione del gruppo: 1 volta ogni due settimane
- Incontri trimestrali di follow up con il sostegno di una professionalità esperta, che accompagni a verificare il percorso e a rinegoziare gli obiettivi comuni e le migliori modalità per conseguirli
- RETE DI FAMIGLIE “ACCOGLIENTI” PER L’ACCOMPAGNAMENTO
Al fine di attivare la “rete di famiglie accoglienti” verranno coinvolte, con il supporto del comune, della delle altre Associazioni radicate nel territorio, famiglie sensibili, a cui verranno proposte tipologie di intervento a favore di situazioni di disagio, personalizzate a seconda delle esigenze dei minori e delle rispettive famiglie.
La rete di famiglie accoglienti (15 nuclei stimati) si proporrà quindi come un servizio socio-educativo che integra temporaneamente la famiglia fragile, per accompagnarla, favorendo la costruzione di relazioni significative e lo sviluppo di progettualità individuali. L’obiettivo è quello di promuovere la cultura dell’accoglienza e della solidarietà tra famiglie, e attivare quindi forme di “mutualità tra famiglie” (es. accompagnare un bambino a scuola, occuparsi di lui alcuni pomeriggi alla settimana, portarlo in vacanza, accoglierlo per qualche fine settimana, aiutarlo nei compiti).
Si prevede la conduzione di un corso formativo preliminare della durata di 20 ore, rivolta alle famiglie, sui temi dell’esclusione sociale, sulle tecniche di mediazione familiare, su come impostare i rapporti con le famiglie di origine, sugli strumenti e metodologie d’intervento.
Il network attivato per l’integrazione dei servizi territoriali rappresenta poi un prezioso punto di riferimento per l’attivazione di rapporti collaborativi con le strutture consultoriali e socio–assistenziali, pubbliche e private, utili a garantire un sostegno di carattere psico–pedagogico, nonché sociale ed educativo, alle famiglie che affrontano situazioni di disagio. L’azione mira a coinvolgere un nucleo di almeno 15 famiglie da valorizzare quali agenti di inclusione di altrettanti nuclei, affiancandole con un operatore della mediazione per attività di supervisione e follow up.
Particolare risalto verrà attribuito, alla costituzione di un rapporto privilegiato tra una famiglia, in situazione di rischio o marginalità sociale, e una famiglia che “affianca” la prima senza sostituirla, rafforzandone le competenze e le risorse genitoriali, sostenendo il minore e la sua famiglia di origine nel difficile percorso dell’inclusione sociale e nella cura ed educazione dei figli. Gli operatori della mediazione in questo percorso fungeranno da facilitatori di comunicazione, per mettere in contatto due realtà che potranno risultare anche culturalmente distanti, intessere relazioni tra le due famiglie, con le altre agenzie educative pubbliche e private del territorio, interagire con i servizi sociali territoriali e dell’ente locale, e mettere la sua esperienza a disposizione della rete delle famiglie che affiancano.
In questa prospettiva l’operatore della mediazione è chiamato ad affiancare le famiglie non solo nel farsi carico dei minori “problematici”, ma anche dei loro nuclei, compiendo il tentativo di ricostruire relazioni positive, sostenendo l’autonomia del primo e la genitorialità delle seconde.
Il Progetto prevede anche l’attivazione - a chiamata - di specialisti (psicologi, avvocati, assistenti sociali ecc.) che possano supportare le famiglie in ogni evenienza e per qualunque situazione di emergenza esse si vengano a trovare. Per garantire la capillarità dell’intervento, e, in particolare, per assicurare una
risposta rapida, certa ed efficace, si provvederà ad affiancare le professionalità individuate con una rete di volontari, formati e competenti, in grado di svolgere una funzione di segretariato sociale, fornire supporto, garantire risorse aggiuntive qualificate e integrare, con l’esperienza maturata nel settore, l’attività degli specialisti.
- LABORATORIO DI FUMETTO CREATIVO
- I nostri giovani (normodotati e disabili), si trovano a dover crescere e maturare (sviluppando pensieri e sentimenti) e quindi ad imparare a comunicare ed entrare in relazione in un ambiente mediatico molto più dinamico, veloce, fluido ed interculturale di quanto si sia mai sperimentato sino ad ora. Chi fa il mestiere dell’educatore questo lo sa bene: non di rado, nell’esercizio della nostra attività, ci capita di dover aiutare i ragazzi che seguiamo a decodificare gli stimoli ed i numerosi inputs, soprattutto visivi, che essi quotidianamente fruiscono a partire dall’ambiente esterno (reale o virtuale che sia) grazie all’utilizzo dei molteplici mezzi di comunicazione di cui dispongono (computers, smartphones, tablets etc…). Si tratta di contenuti spesso “virali” ovvero condivisi in tutto il mondo, quindi caratterizzati da strutture significante/significato assai sincretiche (in cui messaggi e linguaggi di differenti parti e culture del pianeta si fondono). Ma non basta: la sfida infatti, per le nuove generazioni, si estende alla risposta. I nostri giovani, infatti, una volta coinvolti in maniera accattivante nel flusso della comunicazione intendono poi potervi farne parte ed operare in maniera autonoma, attiva ed in particolar modo spontanea, mettendo mano alla creazione di loro specifici contenuti. E questa è l’altra importante parte di quel lavoro di supporto alla “comunicazione” che i responsabili educativi delle giovani generazioni e quanti hanno la tutela della loro formazione (soprattutto in ambito extrascolastico) debbono costantemente affrontare. Per queste figure il problema si pone nei termini di trovare situazioni ed attività in grado di avvicinare i giovani alla multiculturalità mediatica che ogni giorno sperimentano all’interno delle loro relazioni di comunicazione, in maniera educativa, ovvero indirizzandoli ad un corretto utilizzo dei codici e degli strumenti con cui si creano e diffondono i messaggi, istruendoli contemporaneamente anche circa i possibili rischi che sono connessi a tale pratica.
Intendendo il fumetto in senso educativo il nostro laboratorio non si concentrerà su obiettivi professionali, al contrario è aperto a tutte le fasce d’età giovanili, includendo anche la disabilità, nei confronti delle cui problematiche, il disegno e la pratica del racconto si rivelano strumenti di training psichico e comportamentale assai efficaci. Il nostro percorso procede secondo stadi operativi di sempre maggiore articolazione e sintesi. In particolare:
- Figura.(osservazione - semplificazione - schizzo - inchiostri-colori)
Facciamo cominciare i nostri allievi dalla costruzione di una singola figura -quasi sempre un personaggio centrale del loro immaginario fantastico- che, come noi proponiamo, sono loro stessi a scegliere. Il disegno, soprattutto in tenera età, è vissuto come gioco. Esso deve realizzare i sogni del bambino e quindi non deludere le sue aspettative circa l’immagine che comparirà sul foglio. Attraverso la figura, reale e fantastico debbono toccarsi, comunicare. L’allievo, dunque, tanto più se bambino, deve essere seguito e guidato alla realizzazione del suo personaggio. Il metodo, fornito per questo scopo, consiste nella sequenza di passi sopra riportata. Questo approccio permette al principiante sia di avere dei punti di riferimento nella realizzazione del proprio come di qualsiasi altro personaggio, sia di ottenere risultati in tempi brevi. È importante, infatti, che l’allievo non si scoraggi di fronte al compito che lo attende. Il rischio dell’abbandono è molto alto quando si cerca di accostare i bambini all’attività del disegno, senza dare importanza alla gratificazione.
- Scena (organizzazione e razionalizzazione dello spazio)
Dopo la figura si tratta di costruire il contesto in cui essa abita, insieme al suo mondo e agli altri personaggi. Questo ambiente è rappresentato dal foglio e dallo spazio che offre, il quale, a questo fine, va organizzato secondo un criterio visivo (ciò che si vuole illustrare / fare vedere), ovvero razionalizzato. Dopo la figura si passa quindi alla squadratura del foglio, alla sua ripartizione in vignette, e al disegno/costruzione grafica degli sfondi in cui si muovono i personaggi realizzati. Successivamente si passa alla loro colorazione (operazione per la quale, così come per i personaggi, al di là degli strumenti tradizionali, col tempo viene preso in considerazione anche il computer).
- Affabulazione (audiovisivi e multimedialità)
Il fumetto tuttavia è soprattutto storia, e non solamente disegno, ovvero una sequenza di immagini ordinate in base a ben precisi vincoli di tempo e relazioni di causa-effetto. Per portare a termine una narrazione disegnata i ragazzi debbono pertanto anche imparare a raccontare. Si tratta della parte più ostica del nostro lavoro. Soprattutto perché questa componente del fumetto che in termini tecnici viene chiamata sceneggiatura, per essere sviluppata, richiede un lavoro soprattutto teorico piuttosto che pratico. Si tratta infatti di ideare ed organizzare, prima che di disegnare. Sicuramente qui, più che altrove, per l’allievo disegnatore, cresce il rischio di stress e rifiuto. Anche in questo caso, pertanto, risulta utile avvalersi del gioco: il punto è trasformare i ragazzi stessi in attori, ovvero in protagonisti di una storia, per far loro affrontare dal di dentro, in prima persona, le sfide dell’arte drammaturgica. Per raggiungere questo risultato utilizzeremo mezzi audiovisivi e multimediali come la visione di cartoni e film da prendere come modello, e videoletture da portare avanti collettivamente ed in cui impiegare gli allievi come personaggi.
Il laboratorio avrà una durata di due ore alla settimana e verrà gestito da educatori con esperienze e competenze grafiche integrando ragazzi/e normodotati/e e con disabilità.