/L'ANTICO BORGO DELLA REGINA GIOVANNA, LETTERA APERTA AL SINDACO DI ARQUATA
L'ANTICO BORGO DELLA REGINA GIOVANNA, LETTERA APERTA AL SINDACO DI ARQUATA
L'ANTICO BORGO DELLA REGINA GIOVANNA, LETTERA APERTA AL SINDACO DI ARQUATA
Lettera aperta al Sindaco di Arquata del Tronto
Non sappiamo se lei sia venuto a conoscenza delle svariate richieste che dal 24 Agosto 2016 noi cittadini di Arquata abbiamo rivolto alla nostra Amministrazione per avere informazioni sullo stato della programmazione degli interventi per la ricostruzione. Crediamo sia una richiesta legittima da parte di chi le ha dato fiducia ed eletto a proprio rappresentante, per non parlare degli altri (cittadini di serie B in quanto non residenti) che, comunque, contribuiscono a fare dei nostri paesi ciò che sono o, meglio, erano!
Non conosciamo la sua appartenenza politica, quindi la preghiamo di non considerare questo come un attacco alla sua fazione, ma, non le sembra che i suoi cittadini , tutti, meritino più informazione? Non crede che debbano essere interpellati sulle decisioni che riguardano il loro, e presumiamo anche il suo, futuro? Non crede che le decisioni importanti vadano prese dopo averne discusso con loro e ascoltate le loro proposte? Lei, come rappresentante del comune di Arquata, fa parte dell’ufficio Speciale per la Ricostruzione alle cui riunioni dovrebbe aver partecipato in maniera attiva: Ha mai riferito, dei suoi interventi o delle proposte fatte in tale commissione, ai suoi cittadini? Oppure su cosa vi siete detti in tali incontri? Non crede che sia opportuno informare i cittadini con comunicati periodici esponendo, in modo chiaro e intellegibile a tutti, cosa è stato fatto, cosa si è programmato di fare con tempi e modalità? Possibile che non abbia capito che deve essere lei il tramite fra i cittadini e tutte le altre istituzioni che sono in campo per questa emergenza? La gente vuole parole semplici e chiare e chi meglio di lei sa di questa esigenza conoscendo di persona tutti i suoi concittadini! Come pensa che la maggior parte di loro possa barcamenarsi fra Comune,Regione, Protezione Civile,Vigili del Fuoco, Forze dell’ordine, Ordinanze, leggi di Conversione, Decreti? E tutti con scadenze, procedure estremamente dettagliate con riferimenti a leggi e quant’altro emanato in precedenza o in variazione? Avrà ricevuto o letto delle richieste per chiarimenti su tutto ciò, suppongo e ( per quanto ci riguarda) asseriamo. Ma, di risposte, quante ne ha date?
Pensa forse che con la costruzione delle casette provvisorie si risolvano tutti i problemi? Si è chiesto in quanti le abiteranno? Ha pubblicato un elenco per frazione così da ragionare su numeri certi? Sicuramente non saranno tutti i residenti precedenti; naturalmente non ci saranno più i non residenti (la maggioranza): come e di che vivranno queste frazioni? A chi farà le Ordinanze, le Determine? Chi pagherà i servizi? E l’Imu visto che le case sono inagibili? Sa che gli erogatori dei servizi stanno mandando richieste di pagamento? Si è premurato di informare la popolazione su che cosa fare, come e se pagare? Sa che gli impiegati del CIIP non sanno che Piedilama, ad esempio, fa parte del cratere? Se non manda le schede AeDeS ai cittadini questi non possono certificare niente! Perché non prendere iniziative presso ENEL, CIIP, SATO ed esigere non la sospensione, ma l’annullamento dei pagamenti anche delle sole quote fisse visto che il territorio è stato dichiarato “ZONA ROSSA” fino a cessata emergenza? Deve costringere ogni singolo proprietario (da ogni parte d’Italia) a recarsi presso questi uffici per disdire i contratti e accollarsi così un ulteriore onere al momento del riallaccio delle utenze? Da parte dell’Amministrazione sarebbe un piccolo gesto, per la popolazione sarebbe un grande sollievo! Ritiene o è in grado di poterlo fare?
E’ in grado di dirci il livello di inagibilità per le varie frazioni? E’ in grado di dirci allo stato attuale quanti edifici sono stati demoliti o sono collassati a seguito del sisma? E quindi quanti e in che condizioni sono ancora in piedi? E’ in grado di farci sapere quali di queste frazioni e/o quanta parte di esse dovranno essere dislocate per l’impossibilità di costruire sullo stesso sito per rischio geologico? Ha interrogato la popolazione facendo presenti questi dati e chiedendo il loro parere? Ha poi riferito in commissione dell’ufficio speciale per la ricostruzione (che poi è quella che dovrà prendere le decisioni definitive) per far conoscere le aspettative dei cittadini? Sono state fatte già delle valutazioni sulla possibilità, economicità, sicurezza della ricostruzione in loco? Con quali analisi e perizie e di chi?
Si stanno facendo demolizioni lungo la strada provinciale appartenenti a residenti e non. Successivamente l’indagine verrà estesa anche all’interno delle frazioni dove i diversi eventi sismici hanno già, purtroppo, compiuto la maggior parte del lavoro (a qualcuno è venuto il dubbio che aspettavate questo): quali sono e da chi verranno compiuti, i passi successivi? Nel caso di ricostruzione per Unità Minime di Intervento saranno coinvolti sia residenti che non il che comporterà, per i residenti, tempi più lunghi per il rientro. Non sarebbe opportuno sondare la popolazione (tutta) su un tipo di ricostruzione diversa che proponga una nuova dislocazione delle case in altre zone del territorio con vere CASE ANTISISMICHE? Il costo di ricostruzione di un qualsiasi edificio in muratura con la sola messa in sicurezza antisismica (che come detto non fa diventare l’edificio Antisismico) nella maggior parte dei casi comporterà costi esorbitanti (basti pensare che si dovrà agire su fondazioni, murature, qualità dei materiali originali, tecniche costruttive adottate e compresenti, epoche delle ristrutturazioni etc), neanche lontanamente paragonabili alla costruzione ex novo!
C’è poi da considerare che alcune zone delle frazioni non sono idonee per la ricostruzione (rischio geologico) e, quindi, gli edifici ivi presenti dovranno, per forza di cose, essere edificati altrove: ammesso che appartengano a residenti avremo prima costruito per loro le casette provvisorie e poi le case definitive con ovvio sperpero di fondi!
L’esempio di Castelluccio lo abbiamo vissuto tutti! Anni fa era stato messo in sicurezza! Che fine ha fatto? La scuola di Arquata, la Palestra di Borgo, la Caserma della Guardia Forestale erano antisismiche? Erano state messe in sicurezza? C’è documentazione in proposito?
Vogliamo continuare a piangere ogni volta che la natura decide di scuotere le nostre case? O, come è parso di capire, si vuole finalmente mettere in sicurezza, VERA, il nostro paese? Si tratterà di operare delle scelte, dolorose per certi versi, ma che mettano la parola fine all’emergenza terremoto una volta per tutte.
Se non se la sente, non può, non vuole, non ne ha la forza, non ne ha le capacità, allora faccia un passo indietro! Chieda per questa emergenza un commissario che sappia come muoversi partendo dal dialogo con la base e portando queste esigenze nei luoghi opportuni dove, per ora, lei solo è autorizzato a presenziare proprio per farsi portavoce della sua comunità!
Anche se il nostro Parere in proposito è del tutto ininfluente e per eliminare qualsiasi tentativo di crearsi alibi in futuro, le proponiamo dei modesti suggerimenti di cui potrebbe farsi portavoce presso le strutture competenti:
a- Velocizzare la fase di studio sullo stato dei luoghi con team di tecnici impegnati nelle varie discipline, predisponendo tutti gli strumenti e le strutture necessari;
b- Predisposizione dei piani urbanistici delle varie frazioni;
c- Affidamento, a team di tecnici, della progettazione esecutiva degli interventi con la costruzione di edifici ANTISISMICI in grado di resistere a sismi del 8 o 10 grado!
d- Affidamento ad imprese di comprovata capacità e serietà di tutti gli interventi di costruzione-ricostruzione divisi per frazioni, aggregati, unità minime di intervento, edifici singoli.
In questo modo avremo la neutralità degli operatori in quanto ditte e tecnici dovranno consorziarsi e rispondere direttamente ad un unico Ente Committente (USR). Non ci saranno mille imprese, centinaia di tecnici, di controlli, di passaggi burocratici, di chiarimenti, di passaggi di documenti, permessi, pareri,denaro etc. Ci sarà, invece, un ritorno economico considerevole (vista l’economia di scala che si otterrà) sia per lo Stato (committente) che per le Imprese (ditte esecutrici).
In 2-3 anni la rinascita potrà essere realizzata! Altrimenti ne passeranno 10 per vedere i primi risultati e, soprattutto, si sperpereranno molte più risorse (sia pubbliche che private) e non si avrà la sicurezza che quanto edificato sia stato realizzato nel pieno rispetto delle regole da parte di Ditte e/o progettisti .
Restiamo in attesa di un suo cortese cenno di riscontro e, possibilmente di RISPOSTE.
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