I DANNI ALLA CHIESA DI SANT’ANGELO MAGNO. PERCHE’?
Nella cronaca di Ascoli del “Corriere Adriatico” del 24 maggio 2024 campeggia in bella vista l’articolo dal titolo: “Ho visto che camminavano sui tetti vicino a Sant’Angelo” con sottotitolo “Una residente aveva avvertito le Forze dell’Ordine, ma non è servito”.
Il cronista riporta fedelmente l’intervista ad una virtuosa cittadina abitante nel quartiere Piazzarola, la quale nel rammaricarsi per i danni provocati da, al momento,ignoti vandali, evidenzia che la stessa ha più volte sollecitato l’intervento delle Forze dell’Ordine segnalando il pericolo di possibili danneggiamenti ad una chiesa già provata dagli eventi sismici, senza purtroppo avere a coronamento delle proprie segnalazioni i dovuti interventi preventivi da parte di Organi preposti alla tutela non solo delle persone ma anche del patrimonio culturale e artistico.
L’intervistata evidenzia addirittura con malcelata sorpresa le perplessità dell’operatore telefonico delle Forze dell’Ordine che asseriva di non conoscere, colpevolmente, l’ubicazione della chiesa di Sant’Angelo Magno.
A tal punto non resta che constatare amaramente che i ripetuti allarmi lanciati dalla, a dir poco, encomiabile cittadina ascolana sono stati disattesi o quantomeno sottovalutati.
Rincresce doverlo ammettere ma nel caso di specie, a fronte appunto delle reiterate ed insistenti benefiche segnalazioni, gli operatori di Polizia avrebbero dovuto, me lo suggeriscono le molteplici esperienze professionali vissute, organizzare adeguati,mirati ma sicuramente positivi servizi di appostamento come lodevolmente si faceva un tempo. Essi avrebbero senz’altro costituito un fattivo e proficuo intervento che avrebbe consentito di evitare i danni e di identificare gli autori di quelli già prodotti.
Sorpresa quindi per l’inerzia certamente non voluta di chi poteva tempestivamente intervenire e rammarico per i danni devastanti provocati alle opere d’arte, agli strumenti musicali ed al prezioso manufatto in genere.
E’ triste constatare infine che al parroco non è rimasta altra possibilità che presentare formale denuncia contro ignoti, ma il danno rimane e con esso la constatazione che si poteva fare meglio e di più.
Il sentito auspicio è che gli innominabili autori dei blasfemi danneggiamenti vengano compiutamente identificati e nei loro confronti l’Autorità Giudiziaria celebri un “giusto” e rapido processo con l’applicazione di pene esmplari sia sotto l’aspetto penale sia in veste obiettivamente risarcitoria.
25-05-2024
Leandro Malizia