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L’Australia vieta i social agli under 16, in Italia molti giovani sarebbero d’accordo

L’Australia vieta i social agli under 16, in Italia molti giovani sarebbero d’accordo

Cosa c’è dietro questo apparente consenso? Lo rivela l’indagine degli psicologi dell’Associazione Di.Te. e Skuola.net.

Ecco perché:
Il 47% dei giovani italiani sarebbe d’accordo con un divieto degli smartphone agli under 14 e dei social a
chi ha meno di 16. Cosa c’è dietro questo apparente consenso? Lo rivela l’indagine degli psicologi
dell’Associazione Di.Te. e Skuola.net.
Roma – 29 novembre 2024 - Cosa accadrebbe se anche in Italia come in Australia si vietasse l’uso
dei social media agli under 16? Il provvedimento preso in queste ore dal parlamento troverebbe
sorprendentemente dei sostenitori alle nostre latitudini anche tra i diretti interessati. Il 47% dei
giovani italiani tra i 10 ed i 24 anni sarebbero favorevoli ad una limitazione dello
smartphone fino ai 14 e dei social media fino ai 16. E se questo concetto è più accettabile per chi
quell’età l’ha già raggiunta, fa riflettere che sia d’accordo anche 1 su 3 fra chi deve ancora farlo. ì
Lo rivela l’annuale indagine condotta dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze
Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo Di.Te.) in collaborazione con il portale studentesco
Skuola.net - su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi italiani, tra i 10 e i 24 anni - in occasione
della Giornata Nazionale Contro le Dipendenze Tecnologiche, indetta dalla stessa associazione per
il 30 novembre.
Una ricerca che evidenzia il legame sempre più stretto tra quello che accade nella dimensione
digitale e le sue ricadute in quella analogica, a partire dalla corporeità. Al punto da riscrivere così il
famoso motto latino: Mens (in)sana in corpore sano.
Da una parte il desiderio di curare il corpo: 1 su 2 pratica sport regolarmente (47,9%) e segue un
regime alimentare equilibrato (45,2%); platea che si allarga fino a 3 giovani su 4 se si considerano
coloro che saltuariamente si impegnano su questo fronte. Dall’altra una mente che lancia segnali
d’allarme sul suo stato di salute: ben 7 su 10 (69%) ammettono di riscontrare una maggiore fatica
nel relazionarsi con gli altri nel mondo analogico a causa dell’uso eccessivo dei social.

Sempre più isolati
La ridotta capacità di relazionarsi “vis a vis” si riflette in una crescente assenza di amici in
carne ed ossa: il 26,8% non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori
delle piattaforme digitali. E nella riduzione della capacità di uscire di casa: il 14,4% spesso se non
sempre fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo.
“Questi dati - sottolinea il prof. Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente
dell’Associazione Di.Te. - ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell’importanza
delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che
amplifica insicurezze e solitudini”.
l social influenzano stati d’animo e percezioni del sé
In questa pericolosa deriva, l’influsso del digitale è evidente: il 49,3% dei giovani ammette di
sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34,2% si sente spesso triste o
insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali.
“Qui sta la chiave - commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - dell’apparente contrasto
tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale: infatti il 36% del campione ammette che il
rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social. Anche la ricerca di
un “fisico da post” fa parte degli effetti della dieta digitale”.
Ma non basta: la cura per questi stati d’animo viene cercata nella loro causa. Spesso, infatti, si
visitano i social per gestire distrarsi dagli stati d’animo come tristezza o rabbia (58%) oppure
frustrazione/delusione (54,4%).
Nello scroll senza fine non c’è spazio per il futuro
Un effetto a catena che ha ricadute oltre l’esperienza online. “Il passaggio più preoccupante della
ricerca - avverte Lavenia - è legato a un altro aspetto: la gestione delle emozioni e la percezione del
domani. Il 62,3% delle ragazze e dei ragazzi, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la
propria vita futura. Una difficoltà che, peraltro, cresce con l’età. Viviamo in un’epoca in cui tutto è
istantaneo, e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social,
che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e
insoddisfazione”.

Salvate l’autostima delle ragazze dall’algoritmo
Entrando più nel dettaglio, la percezione dell’influenza (negativa) dei social varia notevolmente tra
i generi: se tra le ragazze è il 65% a sentirsi condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi
ci si ferma al 31%. Per questo, secondo lo psicologo “è fondamentale lavorare su percorsi educativi
che aiutino le ragazze a sviluppare una maggiore autostima, offrendo loro strumenti per leggere
criticamente i contenuti online e contrastare le insicurezze”.
“La situazione è ancora peggiore - conferma Grassucci - se ci limitiamo a misurare l’impatto dei social
sul rapporto con il proprio corpo: è rilevante secondo il 47% delle ragazze intervistate e solo per il 18%
della controparte maschile”.
Un buon inizio potrebbe essere quello di accompagnare i giovani nella “gestione” delle
piattaforme da cui sgorga tanta insicurezza. Perché sono troppi quelli che ne abusano: il 53,4% vi
trascorre tra 1 e 3 ore al giorno.
Patentino digitale, no smartphone agli under 14 né social agli under 16
Tuttavia, non manca la consapevolezza degli effetti del digitale: più cresce l’esposizione nel tempo
più vengono percepiti. Non è un caso che il 90% dei 19-24enni rilevi un peggioramento della
capacità di comunicare nella realtà a causa di un abuso nell’uso dei social, quando tra i 10-15enni
a pensarla così è “solo” il 56%.
Questa dinamica si rileva anche quando si tratta di chiedere il parere su possibili ausili per usare
meglio lo strumento: il 49%, ad esempio, si dice favorevole all’introduzione di un patentino
digitale obbligatorio per la “navigazione”, con percentuali che salgono al 66% tra i 19-24enni.
Sorprendentemente trova un certo consenso anche l’idea di vietare completamente lo
smartphone sotto i 14 anni e i social agli under 16: mediamente il 47% sarebbe d’accordo, con
un consenso non trascurabile sia da parte dei diretti interessati (il 29% tra i 10-15enni) che dei loro
colleghi più grandi (il 49% tra i 19-24enni).

Adulti digitalizzati cercasi
Infine, va constatato che, fortunatamente, le famiglie sembra stiano iniziando a riscoprire il ruolo
di educatori, anche riguardo alla vita digitale dei figli: solo il 32% dei giovani intervistati non
affronta mai queste tematiche con i propri genitori. E, sorprendentemente, la metà di loro (48,7%)
ritiene che un maggiore coinvolgimento degli adulti di riferimento sulla questione potrebbe
aiutare a vivere meglio questa dimensione.
Tuttavia, va posta attenzione a non approfittare di questa apertura al dialogo, altrimenti si rischia
di sfociare nell’eccesso di controllo: al 62,3% è successo di essere stato alla “geolocalizzazione” da
parte dei genitori. Pratica, questa, che viene accettata serenamente solo dal 51,2% di coloro a cui è
toccata.