Cinquant’anni fa, quando ero un giovane medico, si considerava normale che la pressione massima del sangue venisse aumentando con gli anni per un progressivo irrigidirsi delle arterie. Si diceva allora che la pressione normale era data da tanti ‘punti’ sopra a 100 quanti erano gli anni: a venti anni 120 di massima, a quaranta 140, a settanta 170, e così via (e la minima, in proporzione, rispettivamente, 80, 90, 110). Ripetuti, grandiosi studi clinici su centinaia di migliaia di soggetti hanno convinto i cardiologi che non è così. La pressione deve mantenersi entro i valori di 120 di massima e 80 di minima. Se li supera stabilmente, dopo controlli ripetuti in varie condizioni (misurata a casa, dal medico, mattina, pomeriggio, sera, a riposo, dopo attività, eccetera) il soggetto deve considerarsi iperteso, quale che sia la sua età.
Iperteso, d’accordo. Ma è grave? chiederete.
Torniamo al mio precedente intervento (Arteriosclerosi). La superficie interna delle arterie e quella delle vene sono uguali, tappezzate dalle stesse cellule che formano l’endotelio. Ma soltanto sulla superficie interna delle arterie si formano quei depositi pericolosi, o placche, che abbiamo descritto e sono causa di tanti guai. Non c’è differenza tra il sangue che scorre nei due tipi di vasi, arterie e vene. Dopo esser passato nelle arterie, lo stesso sangue ritorna al cuore attraverso le vene. C’è un’unica differenza: la pressione. La pressione è alta soltanto nelle arterie. Perciò bisogna concludere (ed è stato dimostrato) che la pressione, se alta più del normale, è lesiva dello strato interno delle arterie, tanto più quanto più è alta. E’ su queste microlesioni che si impiantano le placche arteriosclerotiche. Questo hanno rivelato concordemente studi che sono stati ripetuti più volte.
C’è poi da sottolineare il lavoro del cuore. La pressione aumenta a causa della contrazione delle piccole arterie periferiche. Per far arrivare il sangue ai tessuti il cuore deve allora pompare con più forza per vincere la resistenza. Alla fine si stanca. Questa è l’insufficienza cardiaca (detta anche ‘scompenso’), una frequente causa di invalidità e di morte. I farmaci capaci di riportare alla norma la pressione producono, quindi, oltre la prevenzione dell’arteriosclerosi, anche il miglioramento dell’attività cardiaca.
Di qui l’insistenza sulla necessità di tenere sotto controllo la pressione. Prima di tutto con lo stile di vita. La necessità di una quotidiana attività motoria è proprio legata al mantenimento della pressione ottimale: durante l’esercizio la pressione si alza, ma subito dopo torna stabilmente e a lungo normale. E’ soprattutto il ritmo forsennato della vita di oggi il principale nemico di un sano equilibrio pressorio. Siamo tutti agitati, in tensione, e di conseguenza ipertesi, chi più chi meno. Per questo motivo si è costretti a ricorrere sempre più spesso a farmaci antipertensivi, capaci di riportare la circolazione all’equilibrio spezzato.
Qualcuno dice che si prendono troppe medicine. Nessuno però protesta per il fatto che la vita media si è allungata negli ultimi tempi di quasi dieci anni. Un successo incredibile, dovuto in gran parte all’eliminazione delle cause di morte legate alle conseguenze dell’ipertensione, dell’arteriosclerosi e dello scompenso cardiaco.
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