/OLIVA ASCOLANA DOP, VALENTI: "IL PRODOTTO SI CHIAMERA' OLIVA RIPIENA/FARCITA"
OLIVA ASCOLANA DOP, VALENTI: "IL PRODOTTO SI CHIAMERA' OLIVA RIPIENA/FARCITA"
OLIVA ASCOLANA DOP, VALENTI: "IL PRODOTTO SI CHIAMERA' OLIVA RIPIENA/FARCITA"
“Consorzio Tutela e Valorizzazione Oliva Ascolana Del Piceno DOP”
PREMESSA
Il “nome geografico” riveste un ruolo centrale nella produzione degli
alimenti poiché è lo strumento privilegiato per comunicare al consumatore il
particolare rapporto dell'alimento con il territorio di produzione.
L'uso del nome geografico è un “vantaggio competitivo” nelle produzioni
agricole e alimentari perchè evoca fattori ambientali, storici e culturali che
traggono la loro forza distintiva dal territorio e valgono a caratterizzare ciò
che vi si produce come del tutto peculiare nel suo genere.
L'Unione Europea ha riconosciuto ai prodotti agricoli e alimentari un valore
immateriale espresso dalla reputazione da essi acquisita presso il pubblico
e che affonda le proprie radici in una comunità che ha saputo valorizzare
nel tempo le caratteristiche di un luogo, offrendo un prodotto
assolutamente originale in relazione al particolare combinarsi di fattori
umani o naturali o ad un elemento di qualità dipendente dall'origine
geografica o dai metodi di produzione tramandati dalle comunità locali.
La prima disciplina si è avuta in tal senso con il Regolamento UE 2081/1992
che ha introdotto una disciplina uniforme per gli imprenditori agricoli della
UE interessati a competere sul mercato dei prodotti agricoli di qualità.
Poi, è stato emanato il Reg. 510/2006 che ha accentuato il ruolo
dell'imprenditore agricolo come promotore delle bellezze territoriali nonché
di garante della salubrità ambientale.
Da ultimo con il Regolamento sui regimi di qualità, Reg. 1151/2012, si è
esplicitato il netto sostegno alla produzione agroalimentare di qualità, quale
espressione delle competenze e della determinazione degli agricoltori e
produttori della UE che hanno saputo preservare le tradizioni.
In sostanza, da una prima fase legata alla remunerazione economica dei
produttori con la protezione nomi geografici, si è passati ad una successiva
fase di raggiunta consapevolezza della “dimensione sociale della qualità”
ossia della sua naturale vocazione a soddisfare esigenze nuove ed
immateriali dei consumatori, fino alla più recente normativa che esalta le
finalità pubblicistiche dei regimi di qualità.
Nel caso delle DOP viene riconosciuta ad una intera comunità territoriale
l'esclusività del diritto di utilizzo del nome registrato in favore di soggetti che
operino nell'area geografica assoggettata giuridicamente al nome in
questione e che rispettino il disciplinare ossia la regola produttiva storica.
Alla iniziale funzione di migliorare il reddito delle popolazioni rurali di aree
disagiate dell'Unione, si è sostituita la funzione di custodire e continuare ad
esprimere l'identità culturale delle “comunità” formatesi nei secoli anche
grazie alla aggregazione intorno alla produzione e al consumo di questi
prodotti.
Le denominazioni geografiche sono divenute un “fatto sociale” e al diritto di
esclusiva sull'uso dei nomi si è affiancato e poi si è sostituito il loro RILIEVO
PUBBLICISTICO.
La qualità e la varietà della produzione agricola da punto di forza sul piano
della competitività della UE, diventa parte integrante del suo patrimonio
culturale e gastronomico, grazie alle competenze e alla determinazione
degli agricoltori che hanno saputo preservare le tradizioni pur tenendo
conto delle evoluzioni.
Dalla connessione territorio-tradizioni-capacità produttiva e distinzione sul
mercato dipende la sopravvivenza di comunità che sono espressione della
storia e della identità dei Paesi membri. Recente esempio della dimensione
culturale di beni di consumo la si trova nel riconoscimento da parte
dell'UNESCO alla area Langhe Roero Monferrato quale patrimonio
dell'umanità per il paesaggio vitivinicolo.
La varietà di olivo (cultivar) ascolana tenera reca il richiamo alla città di
Ascoli nel nome.
Sulla base di questo nesso agronomico geografico è nata la preparazione
dell'oliva farcita, valorizzata in modo sapiente dalle comunità locali per
secoli.
A questa originale produzione nel 2005 è stato attribuito, con pieno merito,
il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta.
Nonostante gli ostacoli frapposti da chi ha “opinioni diverse”, in questi anni si
è fatta molta esperienza.
Il trend degli ultimi due anni ha visto accresciuta la produzione.
L'incarico ministeriale al nuovo Consorzio è pervenuto nel marzo 2018.
Seppure siano proseguiti ricorsi e querele CONTRO i produttori di DOP e il
Consorzio stesso, sono stati volutamente evitati clamori e polemiche e si è
affrontata la difesa nel merito, trovando ragione nei giudizi sino ad ora
subìti.
Questa DOP ha oggettive potenzialità di generare benessere diffuso per la
comunità picena, non concentrato nelle mani di pochi .
Lo abbiamo compreso dalle tante piante di “ascolana tenera” abbandonate,
non coltivate ed anche non certificate come DOP, solo per assenza di
motivazione e fiducia nel fare squadra e nel fare filiera.
Molti posti di lavoro si possono creare con il recupero a coltivazione di tanti
appezzamenti non coltivati.
Ulteriori se ne possono creare con le cooperative di servizi che sono
necessarie per assistere chi voglia impiantare un uliveto di ascolana tenera,
certificarlo come DOP e coltivarlo per trarne la giusta remunerazione anche
a beneficio della gestione idrogeologica dei suoli.
Altri posti di lavoro si possono creare dal turismo, in particolare quello
esperienziale cioè motivato dal voler vedere e capire come si arriva ad avere
l'oliva farcita DOP, conoscendo tutta la filiera e il territorio nel quale i
consorziati operano.
La materia prima per tenere in vita questa DOP già c'è, ma possiamo dire
con onestà che nel breve periodo si potrà e si dovrà avere una disponibilità
assai maggiore.
I produttori di qualità dell'areale possono essere da noi rassicurati nel
senso che - se facciamo squadra - il Consorzio favorirà il reperimento della
materia prima in quantità più che sufficiente affinchè tutti loro possano
avvalersi del marchio collettivo DOP.
La realtà attuale del 2018 è caratterizzata da un quadro sociale, culturale e
normativo che abbiamo visto essersi evoluto rispetto al 2005 quando è
stato pubblicato nella Gazzetta UE il riconoscimento DOP.
Ma la tutela della reputazione della denominazione non è più rinviabile.
La necessità e il dovere di svolgere il ruolo che questo Consorzio ha dal
marzo 2018 è adesso “vitale”: se oggi non venisse difesa e valorizzata la
denominazione protetta, vi sarebbe il concreto rischio che si disperda questo
notevole patrimonio di storia e di cultura che può darci sviluppo per il
futuro.
Non possiamo tacere del fatto che la più nota catena mondiale di fast food
introduce nel suo menù l'oliva all'ascolana; questo fatto rappresenta un
aggravamento del tentativo di far perdere alla nostra DOP la sua
reputazione.
Quando è stata riconosciuta dalla UE questa DOP non furono presentate
“opposizioni”.
Il Consorzio ritiene che si debba ripartire dalla condivisione e dal sostegno in
favore dello sviluppo.
Si evincono da quanto sopra esposto i seguenti punti critici:
• a livello agricolo la coltura sta perdendo la sua identità,
• a livello agronomico vi è assenza quasi totale di ricerca per
definire metodi e criteri colturali aggiornati al progresso scientifico e
tecnico raggiunto nei vari campi che investono la produzione
agricola,
• a livello genetico nulla si fa per stabilizzare e lussureggiare
alcune caratteristiche peculiari della cultivar e ricercare i cloni più
adatti alle varie realtà microclimatiche del suo habitat,
• a livello di mercato nessuna concreta difesa viene operata per
salvaguardare, con norme precise, la specificità della varietà
distinguendola da altre importate di qualità e valore inferiore.
In pratica vi è moltissimo da fare, anzi tutto, affinché una
ricchezza che la natura e la storia hanno regalato al territorio
piceno non vada persa per mancanza di iniziative da parte di
quanti sono preposti alla sua gestione amministrativa e
politica.
L'assemblea del Consorzio si è pronunciata in favore di questi punti:
1)ci si prefigge l'obiettivo che il prodotto generico sia chiamato
commercialmente oliva ripiena/farcita, senza riferimenti geografici né ad
Ascoli né al Piceno;
2)la varietà di olivo (cultivar) “ascolana tenera” deve essere valorizzata quale
materia prima della DOP già riconosciuta dal 2005, la cui produzione deve
essere incrementata e deve esserci una convinzione compatta della politica,
che oggi purtroppo manca;
3)la tutela della reputazione della denominazione protetta è urgente perchè
funzionale allo sviluppo del prodotto DOP;
4)la proposta della “IGP” è una grave minaccia alla stessa esistenza della DOP
per il rischio di confusione nel consumatore e per la conseguente perdita di
valore della reputazione del prodotto DOP. Solo la DOP, legata agli olivi della
area descritta nel disciplinare, non è e non sarà mai “delocalizzabile”.
5)le scelte e le decisioni tecniche sui metodi per perseguire la tutela della
denominazione verranno valutati seguendo le indicazioni del Ministero, che
ha delegato l'incarico di tutela al Consorzio;
6)il Consorzio intende svolgere con pienezza e fino in fondo l'incarico
ricevuto e deve farsi carico di spiegare all'opinione pubblica, alle istituzioni e
a tutti i portatori di interesse la reale situazione attuale e il percorso
COSTRUTTIVO E DIALOGANTE che intende perseguire.
Il Presidente, Primo Valenti.
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