/PMIA, GALANTI: "PROMESSE DEL GOVERNO PIENE DI PROTOCOLLI, MAI PORTATE A TERMINE"
PMIA, GALANTI: "PROMESSE DEL GOVERNO PIENE DI PROTOCOLLI, MAI PORTATE A TERMINE"
PMIA, GALANTI: "PROMESSE DEL GOVERNO PIENE DI PROTOCOLLI, MAI PORTATE A TERMINE"
FUORI DAI DENTI...
l'opinione di Roberto GALANTI
“PROMETTOPOLI” PIENA DI PROTOCOLLI D’INTESA CON I VARI GOVERNI MAI PORTATI COMPLETAMENTE A TERMINE. NE ABBIAMO GLI “ATTRIBUTI” PIENI.
L’INCONCLUDENZA DEL COPIONE HA SEMPRE LA STESSA REGIA.
Per Essere ascoltatati e ricevuti dai “Baroni”, è mai possibile che si debba sempre arrivare a minacciare manifestazioni di protesta? Pare proprio di si.
Una volta ai tavoli si compilano (non sempre) e sottoscrivono impegni fiabeschi senza una alcuna scadenza. Eppure molte cose possono non avere impegni di natura economica per lo Stato, ma come al solito, chi ha il potere contrattuale (committenza) determina sempre e da sempre la linea da seguire. E non certamente a favore degli autotrasportatori.
L’esempio classico è quello scaturito dall’ultimo incontro dove la ministra dei trasporti Paola De Micheli a noi molto nota (zone terremotate), si è impegnata a varare una norma relativamente alla pubblicazione dei costi minimi di riferimento e alla certezza dei tempi di pagamento.
Con l’emanazione (secondo me…un sogno) di questi provvedimenti e il controllo sul rispetto dei provvedimenti stessi, noi imprenditori dell’autotrasporto non avremmo neppure la necessità di chiedere altri impegni finanziari al governo e probabilmente neppure il “tutoraggio” da parte delle rappresentanze. Siamo nella condizione di non avere la necessità della norma di “accompagno” L. 104 per parlare dei problemi della categoria.
Un conto è parlare tra imprenditori e governo e altro è delegare “in bianco” (e qui la responsabilità è degli imprenditori), senza chiedere conto dell’operato di altri che probabilmente non sono mai saliti sul camion e non hanno mai gestito un’impresa di autotrasporto, potendo conoscere l’importanza di intervenire.
Qualora si potesse finalmente arrivare almeno a questi due provvedimenti, non si avrebbe necessità di chiedere ulteriori incontri al governo, ma sarebbe sufficiente controllare il rispetto delle norme. L’auspicabile soluzione eviterebbe la concorrenza sleale al ribasso e limiterebbe l’arroganza “garantita” dei committenti che non sono solo coloro che producono ma anche i grandi autotrasportatori.
I costi minimi e la certezza dei pagamenti sono già sufficienti a garantire la sopravvivenza delle imprese. Sono quasi certo che gli impegni non saranno onorati e qualora si arrivasse eventualmente ad una norma, avremo la necessità di alzare i toni per riunirsi di nuovo, prendere atto che la norma è inefficace e sottoscrivere altri impegni. Questo è un copione ormai consolidato (almeno per la mia personale esperienza ultra ventennale).
Una parentesi necessariamente tecnica per comprendere meglio la questione dei costi minimi: art. 83 bis 8 (in vigore dal 6 ottobre 2010 al 26 febbraio 2011) Testo precedente le modifiche apportate dal D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla L. 26 febbraio 2011, n. 10, al comma 4 recitava: “Al fine di garantire la tutela della sicurezza stradale e la regolarità del mercato dell'autotrasporto di merci per conto di terzi, nel contratto di trasporto, stipulato in forma scritta, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286, l'importo a favore del vettore deve essere tale da consentire almeno la copertura dei costi minimi di esercizio, che garantiscano, comunque, il rispetto dei parametri di sicurezza normativamente previsti. Tali costi minimi sono individuati nell'ambito degli accordi volontari di settore, conclusi tra organizzazioni associative di vettori rappresentati nella Consulta generale per l'autotrasporto e per la logistica, di cui al comma 16, e organizzazioni associative dei committenti. Tali accordi possono altresì prevedere contratti di trasporto di merci su strada di durata o quantità garantite, per i quali è possibile derogare alle disposizioni di cui al presente comma nonché alle previsioni di cui agli articoli 7, comma 3, e 7-bis del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286, ed alle disposizioni in materia di azione diretta”.
Altro problema è la varietà di rappresentanza all’interno di alcune strutture dove, appare quasi impossibile conciliare le esigenze dei piccoli imprenditori con chi magari deve dare risposte alle flotte (alcune delle quali anche estero vestite).
Fu presentata a uno dei tanti tavoli “stagionali”, una proposta di due sole righe che poteva sorvolare le pagine dei ”visto”, “considerato”, “tenuto conto”, “accertato”, “letto”, “rilevato” ecc ecc …, sull’applicazione elementare dei costi minimi. La proposta, premessa la codifica della norma che non piace e che anche oggi alcune associazioni stentano ad accettare.
Nel 2013 ci fu una proposta fatta all’allora ministro dei Trasporti di “sanzionare i committenti” che non applicavano nei confronti dei vettori i costi minimi della sicurezza e nello specifico riguardava la “non detraibilità” ai fini fiscali delle fatture al di sotto della soglia dei “costi minimi”.
Una norma a costo “zero” per lo Stato che avrebbe determinato maggiori entrate, vista la non detraibilità nelle casse dello Stato. E che avrebbe portato maggiori entrate anche in caso di applicabilità della norma, in quanto avrebbe aumentato notevolmente la base imponibile.
Difficile? In tempi e Paesi normali assolutamente no! Non se ne sente parlare più!!! Norma sorpassata? No, sempre attualissima soprattutto in questi tempi.
Dalle nostre parti invece sembra proprio dimenticata. Tutto si riconduce alla incapacità contrattuale e alla mancata azione a tutela.
Sulla questione dei costi minimi, ovviamente è necessario dover considerare, tra le voci che li compongono, quelle oscillazioni eventualmente anche al ribasso.
Oggi accade paradossalmente che quando il costo carburante scende la committenza chiede sconti al prezzo già basso, quando aumenta, nessuno di loro offre l’aumento. L’applicazione della norma produrrebbe un doppio effetto positivo. Da una parte, sicuramente una mitigazione dell’effetto concorrenza sleale (chi non è in grado di sostenere il mercato o si organizza, oppure è destinato a scomparire) e dall’altra ci sarebbe un gettito maggiore per le casse del "disastrato" bilancio dello Stato.
In attesa della verifica sulla concreta improbabilità dell'impegno INPS e degli impegni promessi dal Ministro dei Trasporti, la categoria rimane in fiduciosa attesa per decidere cosa dovrà, vorrà e potrà fare nell'immediato.
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