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FUORI DAI DENTI, ROBERTO GALANTI: "L’AUTOTRASPORTO COME LAVATRICE PER LA MALAVITA"

FUORI DAI DENTI, ROBERTO GALANTI: "L’AUTOTRASPORTO COME LAVATRICE PER LA MALAVITA"

L’AUTOTRASPORTO COME “LAVATRICE”…PER LA MALAVITA POCHI I RISCHI, MINIMIO INVESTIMENTO  E MASSIMA RESA.

Da tempo si parla di pericoli di infiltrazioni malavitose nel settore dell’autotrasporto perché quale settore migliore per “ lavare ” i soldi della malavita?

La criminalità, che controlla i più importanti mercati ortofrutticoli d’Italia e d’Europa,  inquina il già difficile  mondo del trasporto merci e non solo (esistono investimenti simili nei campi delle mense, pulizie, disinfezione, lavanderie industriali, pompe funebri, raccolta e trasporto dei rifiuti,  settore sanitario ed altro).

L’autotrasporto , uno dei settori trainanti della nostra economia  con oltre un milione di addetti, costituito per il 48% da imprese di piccole e medie dimensioni in Italia, movimenta circa 85 per cento delle merci e la logistica  e quindi si capisce bene  come possa essere un settore  appetibile per la malavita organizzata.

Gli imprenditori onesti, si trovano ad operare  in un ambiente sempre più difficile per tanti ostacoli che una burocrazia malata impone a quanti non hanno protezioni forti alle spalle e devono soccombere ad un sistema malato.

Su questo problema tanti i forum, tanti gli incontri, tante le denunce, ma nulla di nuovo all’orizzonte se non qualche inchiesta e qualche arresto.

Uno dei settori dove si palesa una infiltrazione malavitosa è quello della filiera dell’agroalimentare. Tutto parte dai centri di smistamento (logistica) ed  è ovvio che dentro un camion frigo si può trasportare di tutto.

I prezzi della frutta e verdura triplicano (+200 per cento) dall’agricoltore  alla tavola anche per effetto delle infiltrazioni nelle attività di autotrasporto, messe in luce da recenti operazioni delle forze dell’ordine.

Normalmente dove si triplica il prezzo finale dei prodotti, si annida la sacca della malavita.

Il volume d’affari delle agromafie, ovvero delle attività della criminalità organizzata nel solo settore agroalimentare, ammonta oggi – sottolinea la Coldiretti – a 12,5 miliardi di euro (il 5,6 per cento dell’intero business criminale).

Questo sistema inquina anche la nostra produzione mettendo a rischio la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti “spacciati” come Made in Italy, ma ottenuti in realtà con materie prime importate, speso di bassa qualità e che costano meno.

Ovviamente non svelo nessun segreto poiché chi deve sapere sa.

Il principio che “tutti i mali non vengono per nuocere” vale soprattutto per questo settore che approfitta di alcune situazioni per fare affari con distorsioni sottili ma molto redditizie.

Guardiamo il trimestre del lockdown dove la malavita ha fatto affari d’oro. La  possibilità di movimentare merci e denaro senza la normale pressione dei controlli di polizia, che ha già lanciato l’allarme sull’interesse dei clan ad investire e controllare, la  produzione e la  distribuzione del cosiddetto “kit salvezza” composto da mascherine, gel igienizzante e guanti di lattice, è concreto e ne è testimonianza.

Tutto viene movimentato su camion quindi nelle filiere, l’autotrasporto è un elemento indispensabile e quando non c’è il gatto, i topi……ballano.

di Roberto GALANTI

        

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