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NAZZARENO SALVATORI: "IL CALCIO E’ FERMO CAUSA COVID-19, RIPARTIRE O NON RIPARTIRE?"

NAZZARENO SALVATORI: "IL CALCIO E’ FERMO CAUSA COVID-19, RIPARTIRE O NON RIPARTIRE?"

NAZZARENO SALVATORI: <Anche se da anni mi occupo di calcio professionistico, non posso dare la risposta alla domanda, però posso esporre gli interventi che le varie componenti sia mediche che federali stanno attualmente progettando, fermo restando che, a mio avviso, la priorità assoluta in questo momento critico sia la salvaguardia della “salute” di tutti indistintamente.

Andiamo per gradi:

Il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (Rezza) ha così dichiarato: “il calcio è uno sport di contatto quindi comporta dei rischi di trasmissione”.

Il direttore vicario OMS (Ranieri Guerra) sulla ripartenza ha detto: “Se i giocatori vengono sottoposti a test e valutazioni continue e vengono tenuti i distanziamenti necessari, che è difficile, è un’ipotesi. Il Comitato Tecnico Scientifico sta cercando di valutare il rischio e quali siano gli strumenti per eliminarlo e le procedure per mettere in sicurezza il capitale umano, e non mi riferisco solo ai giocatori ma anche a tutti quelli che ruotano attorno al calcio”.

Il Dott. Castellacci, presidente dell’Associazione Medici del calcio, afferma: “non spetta al mondo del calcio decidere quando poter riprendere ma al governo a stabilirlo. L’Associazione Medici aveva proposto di fare nuove visite di idoneità a tutti i calciatori ma questo non è stato preso in considerazione nel protocollo”.

A proposito del “protocollo di garanzia”, la Federcalcio ha affidato la sua stesura ad esperti professionisti del campo medico. Nei dettagli, la prima parte del protocollo per le squadre prevede ritiri chiusi durante il primo periodo di allenamento, come accade durante la preparazione estiva, con costante sorveglianza medica. Il ritiro sarà preceduto da uno screening per tutto il gruppo squadra: tamponi, test sierologici, un’anamnesi accurata, una visita clinica, esami strumentali e del sangue. I luoghi in cui ci si allenerà dovranno essere ovviamente sanificati. Il protocollo si incentra poi sulla gestione del ritiro chiuso, con attenzioni specifiche alle varie attività di allenamento e sull’organizzazione per l’impiego delle diverse strutture, compresa la sala medica e fisioterapica. Il Comitato Medico Scientifico ha anche stabilito la composizione del “gruppo squadra”: calciatori, staff tecnico, medici, fisioterapisti, dirigenti, magazzinieri, altre figure professionali necessarie (chef, camerieri, addetti alle pulizie, autisti, manutentori, etc.). Sempre il CMS raccomanda il ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento (modello preparazione estiva), propedeutico alla piena ripresa dell’attività e con la sorveglianza del medico sociale e/o del medico di squadra. Il ritiro sarà preceduto da uno screening (72-96 ore prima di iniziare) a cui si dovrà sottoporre tutto il ‘gruppo squadra’. Tali indagini prevedono, oltre all’esecuzione del test molecolare rapido e del test sierologico (con la tipologia che sarà indicata dalle autorità competenti), un’anamnesi accurata, una visita clinica (valutazione degli eventuali sintomi e misurazione della temperatura corporea) ed esami strumentali e del sangue.

Da non sottovalutare, inoltre, le procedure di sanificazione: il luogo per l’allenamento deve essere ovviamente sanificato (intendendo per luogo sia il Centro Sportivo sia le palestre, gli spogliatoi e gli alberghi qualora i club non abbiano una propria sede per il ritiro). Il protocollo poi si incentrerà nella gestione del ritiro con attenzioni specifiche alle varie attività di allenamento e sull’organizzazione per l’impiego delle diverse strutture, compresa la sala medica e fisioterapica.

Quanto sopra detto lascia intendere che la ripresa abbia delle conseguenze sia sull’aspetto organizzativo che economico, infatti la FIGC per facilitare l’espletamento di tutte le procedure sta prendendo in considerazione la possibilità di consigliare la ripartenza scaglionata: priorità alla Serie A (visti anche gli impegni di Europa League e Champions League), per poi proseguire con Serie B e Serie C.

Infine, benché la curva dei contagi sia per fortuna progressivamente in diminuzione, ritengo ancora valide le considerazioni del Dott. Piero Volpi (responsabile area medica INTER FC) che ha contratto il virus e per fortuna è guarito:

“Anche se i giocatori di calcio potrebbero avere un basso rischio di morte a seguito di un'infezione da COVID-19 a causa della loro giovane età, potrebbero comunque sviluppare gravi insufficienze respiratorie che richiedono il ricovero in ospedale. Inoltre, il calcio è uno sport di contatto e i giocatori di calcio sono spesso in stretto contatto con i compagni di squadra durante le loro attività e campi quotidiani. Questi fattori mettono i giocatori ad alto rischio di trasmissione della malattia. Inoltre, un numero significativo di addetti ai lavori partecipa alla formazione quotidiana, aumentando notevolmente anche le possibilità di infezione. Per questi motivi, la professione di calciatore non consente il rispetto delle normali regole di protezione raccomandate dall'OMS. In questo contesto, la ripresa del calcio professionistico può pertanto mettere a rischio la salute dei calciatori che, in caso di infortunio o malattia, potrebbero non essere curati idealmente da ospedali sopraffatti da persone colpite dal COVID-19 o forse la qualità di altri trattamenti potrebbe essere ridotta. Inoltre, ciò può comportare un ulteriore impegno nel sistema sanitario: sarebbe giusto chiedersi se sia eticamente corretto.  

Un altro problema importante è che non possiamo escludere che l'infezione COVID-19 possa causare conseguenze croniche sulla salute. Alcuni autori ipotizzano che COVID-19 potrebbe generare conseguenze per organi come il cuore, il polmone, il fegato, i reni, il sangue e il sistema immunitario. 

In questo contesto di incertezza e molteplici possibili risposte al fenomeno, è necessario che la comunità della medicina del calcio stabilisca condizioni di sicurezza uniformi per riprendere le attività sportive nel prossimo futuro, nel rispetto del principio di "massima cautela">.

        

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