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CAVION: "IN QUESTO MOMENTO PER ME IL CALCIO E' AL TERZO O QUARTO POSTO"

CAVION: "IN QUESTO MOMENTO PER ME IL CALCIO E' AL TERZO O QUARTO POSTO"

Michele Cavion sta vivendo con grande preoccupazione l’emergenza coronavirus: veneto di Schio, ha tanti amici in una delle zone più colpite dal virus, Cremona, dove ha giocato per due anni prima dell’approdo all'Ascoli. Ecco quanto ha dichiarato al sito ufficiale della società bianconera.

Cavion, come va?

“Il mio primo pensiero va a tutte le persone che sono state colpite dal virus o hanno famigliari coinvolti. Purtroppo a Cremona ho lasciato molti amici, Roberto era uno di questi, è stato magazziniere della Cremonese ed è morto. La situazione in quelle zone è davvero critica”.

Lei come sta trascorrendo queste settimane a casa?

“Sono rimasto in Ascoli, fortunatamente con me c’è la mia ragazza, Noemi. I genitori di entrambi sono a Vicenza, chiusi in casa: mia mamma è segretaria e sta lavorando in smart working, papà è operaio in un’azienda che ora è chiusa perché non produce beni di prima necessità”.

Lei ha un fratello a Londra...

“Sì, Mattia da due anni studia e lavora lì, ogni tanto, quando potevo, lo andavo a trovare. In questi giorni anche lui è in casa perché le università e il luogo di lavoro sono chiusi"

Questa situazione farà cambiare le priorità della vita? 

“Vivo di calcio, il mio sogno fin da bambino è sempre stato quello di giocare, ma mi accorgo che in questo momento il calcio viene al terzo o quarto posto. Muoiono centinaia di persone al giorno e migliaia sono ancora contagiati. Non ho idea di come si possa tornare a giocare in questa situazione. Faccio i complimenti a medici, infermieri, volontari e addetti ai lavori, voglio rivolgere loro un grande ‘grazie’, si tratta di figure encomiabili che meritano considerazione sempre, mentre spesso ci si accorge di quanto siano importanti solo in momenti di grave difficoltà. E’ come quando si lodano i Vigili del Fuoco dopo un incendio ma in realtà andrebbero tenuti sempre in considerazione”.

Riesce a tenersi in allenamento stando a casa?

“Sì, ho un tapis roulant. Di fronte casa abbiamo il parcheggio privato, è uno spazio chiuso e coperto di circa cinquanta metri quadrati: mi alleno lì dal lunedì al sabato facendo scatti, utilizzando la palla, seguo alla lettera i programmi del preparatore”.

Cambierà il calcio?

“Penso che il calcio vada di pari passo col resto dell’economia globale e, se quest’ultima sta subendo un brusco rallentamento, così sarà anche per il calcio, a partire dal livello dei giocatori, fino agli ingaggi e ai ricavi delle società. La storia insegna però che, anche dopo momenti di flessione, si è riusciti a tornare ad una situazione di normalità”.

Cosa pensa della riduzione degli ingaggi?

“Tutti stanno subendo gli effetti del virus e così sarà anche per i calciatori, personalmente penso che sia giusto che anche noi diamo una mano. Sono ben felice di farlo”.

Lei è rappresentante AIC per l’Ascoli. Si parla tanto di possibili soluzioni: ripresa del campionato in estate, congelamento delle classifiche...

“In questo momento è utopistico e prematuro parlare di ripresa. Se ci saranno le condizioni, ben venga ripartire, vorrà dire che l’emergenza sarà rientrata. Bisogna considerare che per una trasferta si spostano una cinquantina di persone fra atleti e staff. L’AIC con la Federazione sta cercando tutte le soluzioni per poter portare a termine i campionati, sappiamo l’interesse economico che c’è in ballo. Cercheranno di spostare i tempi e riprendere in estate anche a costo di dover disputare tre gare a settimana”.

Quale sarà la prima cosa che farà il giorno in cui diranno che l’emergenza è finita?

“Sono più di venti giorni che siamo chiusi in casa, vorrei solo passare del tempo all’aria aperta con la mia ragazza”.

Il rinvio di Ascoli-Cremonese fu la prima avvisaglia dell’emergenza. Cosa dice col senno di poi?

“Col senno di poi è facile. Avrei detto di sospenderla, ma andava gestita in modo diverso. Quando ci comunicarono la decisione delle autorità competenti eravamo già entrati in contatto da tempo negli spogliatoi e quindi tanto valeva giocarla. Dico che le due squadre allora sarebbero dovute restare sui pullman e non incontrarsi affatto".
        

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