Un omaggio a Čechov è offerto dal dittico proposto dal regista ascolano Alessandro Marinelli e il Teatro C.A.S.T. venerdì 15 gennaio con Zio Vanja e domenica 17 gennaio con Una storia comune - studio su Platonov di Anton Čechov, esito laboratoriale frutto di un percorso pedagogico che il regista ha affrontato con gli allievi del Progetto Garden, il gruppo di studio più avanzato della scuola di recitazione Laboratorio Teatro C.A.S.T.
I due spettacoli - in scena rispettivamente alle ore 20.30 e alle ore 17 - sono parte del cartellone di contemporaneo del Ventidio Basso di Ascoli promosso dal Comune di Ascoli Piceno e dall'AMAT, realizzato con il contributo della Regione Marche e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e con il sostegno di BIM Tronto.
ZIO VANJA
di Anton Čechov
con Luciano Ciampini, Marco Armillei, Rossana Candellori
Elisa Maestri, Pino Presciutti, Valter Finocchi
Silvia Maria Speri, Romana Romandini
regia Alessandro Marinelli
scene e luci Pietro Cardarelli
aiuto regia Valter Finocchi e Romana Romandini
Questo Zio Vanja si colloca in un terreno poco battuto dalla tradizione, poiché tenta di far emergere la profondità delle tematiche cechoviane attraverso uno sguardo poetico e al contempo umoristico. Lo stesso Čechov suggeriva di guardare alle sue pièce come a delle commedie, forse per assicurarsi che gli allestimenti scenici accogliessero le oscillazioni di registro - soprattutto dal drammatico alcomico - disseminate con grande perizia nelle sue opere. Ho dunque deciso di seguire la strada suggerita dall'autore, mettendo alla prova il testo e le situazioniin esso contenute con l'obiettivo di far risaltare gli spunti più ironici. Èstato sorprendente constatare come la materia si piegasse a questa tipo dilettura, e come il lavoro potesse innervarsi di nuova linfa, assumendo un aspettoinconsueto pur conservando tutte le dinamiche originarie. I personaggi di Zio Vanja sognano di assaporare la felicità, ma quello che desiderano sfugge lorodi mano, un po' per incapacità, un po' per le trame insondabili di un destinoimperscrutabile. L'opera si apre con un paesaggio emotivo già segnato dall'insoddisfazione dei protagonisti, insoddisfazione che per ciascuno di loro ha cause profonde e che innescherà le principali linee d'azione della vicenda, tuttesignificativamente orientate all'insuccesso: Vanja tenterà inutilmente di conquistarel'amore della giovane Elèna, moglie in seconde nozze dell'anziano professorAleksandr, sposato un tempo con la defunta sorella di Vanja; il professor Aleksandr a sua volta tenterà invano di vendere la tenuta di campagna in cuivive Vanja, nella speranza di raccogliere danaro a sufficienza per assicurarsi una vita di agi in città; Sonja, nipote di Vanja e figlia di Aleksandr, tenterà di coronare il suo sogno d'amore con l'affascinante dottor Astrov, ma non riuscirà nel suo intento essendo quest'ultimo - al pari di Vanja- invaghito di Elèna;Elèna infine, pur sentendosi attratta da Astrov, non potendo sopportare irimorsi derivanti da un eventuale tradimento, si troverà costretta arifiutarlo. Per quanto cerchino di cambiare la propria condizione, tutti i personaggi sono irrimediabilmente destinati a tornare al punto dipartenza. Aben vedere, le situazioni che essi provocano si riducono a manovre grottesche,goffe o tragicomiche messe in atto per sottrarsi a un senso di vuoto che divorale loro esistenze. "Quando non si ha una vita vera - dice Vanja - si vivedi miraggi". Ed è proprio in virtù di questo scenario fatto di miraggi cheè lecito operare con la poetica dell'umorismo. Dietro al miraggio infatti,dietro alle azioni inconcludenti e maldestre che esso provoca, s'avverte lospettro del tragico, ovvero dell'impossibilità di co ntrastare qualcosa diinnominato che incombe, che avanza minacciosamente e che tutto assorbe, senzapossibilità di riscatto. L'umorismo ci fa sorridere delle vicende bizzarre estrambe, ma subito dopo fa affiorare in noi la coscienza della vertigine, dellaperdita di senso, dell'uomo orfano di Dio, immortalato nell'attimo prima di abbandonarsi all'urlo.