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DECAMERONE AL VENTIDIO BASSO

DECAMERONE AL VENTIDIO BASSO

"Decamerone, vizi, virtù e passioni". Oggi sul palcoscenico del Ventidio Basso di Ascoli il secondo spettacolo.

Nuovo Teatro
diretto da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana 

DECAMERONE
vizi, virtù, passioni

liberamente tratto da Decamerone di Giovanni Boccaccio
con Stefano Accorsi
e con Silvia Ajelli, Salvatore Arena, Silvia Briozzo
Fonte Fantasia e Mariano Nieddu
adattamento teatrale e regia Marco Baliani
drammaturgia e aiuto alla regia Maria Maglietta
scene e costumi Carlo Sala
disegno luci Luca Barbati
assistente scene e costumi Roberta Monopoli

PROGETTO GRANDI ITALIANI
Ariosto ORLANDO FURIOSO, Boccaccio DECAMERON, Machiavelli IL PRINCIPE
di Marco Baliani, Stefano Accorsi, Marco Balsamo.

Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo. Le storie servono ad allontanare, per un po' di tempo, l'alito della morte. Finché si racconta, e c'è una voce che narra siamo ancora vivi, lui o lei che racconta e noi che ascoltiamo. Per questo nel Decamerone ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare. La città è appestata, servono storie che facciano dimenticare, storie di amori erotici, furiosi, storie grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la morte là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi a essere appestato è il nostro vivere civile.
Percepiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le mafie, l'impudicizia e l'impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un'altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze, fuori da questo reality in cui ci ritroviamo a recitare come partecipanti di un globale Grande Fratello. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa o quell'amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza. Potremmo così scoprire che il re è nudo, e che per liberarci dall'appestamento, dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze, riconoscerle e riderci sopra, magari digrignando i denti. Marco Baliani.
        

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