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Un Vinitaly ricco di nuovi spunti e conferme per il Consorzio Vini Piceni

Un Vinitaly ricco di nuovi spunti e conferme per il Consorzio Vini Piceni

Riflettori accesi su biologico, varietà autoctone e vitigni resistenti

L’area collettiva, che ha ospitato 27 aziende, è stata teatro di tanti appuntamenti ed incontri che in maniera trasversale hanno messo in mostra il grande lavoro di squadra dei produttori. Tra i focus principali la longevità del Pecorino e la presentazione dei risultati sulle varietà resistenti nelle Marche.

(Offida, 18 aprile 2024). Per il Consorzio Vini Piceni la 56esima edizione del Vinitaly di Verona, che si è chiusa ieri, è stata ricca di incontri professionali proficui e costruttivi, masterclass e presentazioni dei risultati di sperimentazioni.

 

L’area collettiva, collocata al centro del padiglione 7, ha ospitato 27 aziende che nel corso della fiera hanno accolto professionisti del mondo del vino, stampa specializzata e appassionati winelover, che hanno così potuto scoprire le peculiarità di un territorio da cui proviene circa il 55% del vino prodotto nelle Marche.

 

Nel corso dei quattro giorni di fiera, la governance del Consorzio e tutti i produttori hanno promosso le specificità dell’area del piceno che ha i suoi punti di forza nella valorizzazione dei vitigni autoctoni, Pecorino e Passerina, tra quelli bianchi, e Montepulciano, tra quelli rossi, e nell’attenzione riposta dall’aziende nella salvaguardia di un paesaggio di grande bellezza, testimoniato dal fatto che circa l’80% dei soci opera in regime biologico.

 

La più importante fiera internazionale dedicata al vino italiano è stata anche l’occasione per mettere in mostra due specificità, al centro di altrettanti focus di approfondimento, inseriti all’interno del calendario degli eventi promossi dalla Regione Marche, che si sono tenuti presso l’area convegni della collettiva.

 

Il primo ha riguardato la longevità del Pecorino Marchigiano, al centro della masterclass condotta da Lorenzo Ruggeri, vice curatore della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Con la partecipazione di Andrea Maria Antonini, Assessore all'Agricoltura Regione Marche, Simone Capecci, Presidente Consorzio di Tutela Vini Piceni, e Pierpaolo Restelli, Responsabile Marche Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Quindici vini hanno permesso alla platea di effettuare un approfondimento sulla capacità evolutiva delle etichette prodotte con queste varietà che, grazie alle sue caratteristiche riesce a mantenere nel tempo le doti di eleganza, finezza e persistenza”.

 

Il Pecorino è l’emblema della crescita qualitativa dei vini del nostro territorio – dichiara Simone Capecci, presidente del Consorzio Vini Piceni – e mostra di aver le carte in regola per entrare nel gotha dei grandi bianchi italiani. Questo approfondimento, che abbiamo voluto svolgere al Vinitaly, ci ha confermato che, il Pecorino non teme la sfida del tempo perché ha le caratteristiche per risultare godibile anche nel suo essere contemporaneo. Nei prossimi mesi – anticipa Capecci – ragioneremo all’interno del Consorzio per valutare l’introduzione di una tipologia Riserva o Superiore all’interno delle denominazioni contenenti il Pecorino, così da dare maggiore spessore a un vitigno prestigioso”.

 

Il secondo momento di approfondimento ha avuto come tema “Le varietà resistenti e la sostenibilità ambientale: la sperimentazione nelle Marche”.

 

L’evento, moderato da Armando Falcioni, direttore del Consorzio di Tutela Vini Piceni, ha visto la partecipazione di Andrea Maria Antonini, Assessore all'Agricoltura Regione Marche, Simone Capecci, Presidente Consorzio di Tutela Vini Piceni, Marco Rotoni, Presidente Amap Marche, Marco Stefanini, Docente universitario (Fondazione Edmund Mach) e Presidente dell’associazione PIWI-Italia, Giuseppe Camilli, Tecnico AMAP Marche.

 

A partire dal 2015, la Regione Marche ha autorizzato e finanziato AMAP (Agenzia per l'Innovazione nel Settore Agroalimentare e della Pesca "Marche Agricoltura Pesca”) per la realizzazione di un progetto di sperimentazione volto a valutare il comportamento e l’adattabilità sul territorio marchigiano di varietà di vite “resistenti” in grado di tollerare le principali avversità fungine, come oidio e peronospora.

 

La sperimentazione si è svolta in specifici campi a Petritoli (FM) e qui sono state messe a confronto ben 39 varietà di vite resistenti derivanti dall’attività di breeding della ricerca italiana ed internazionale. Sono state inoltre effettuate anche delle microvinificazioni delle uve di ciascuna varietà, che hanno dato vita ai vini degustati dalla platea al termine della presentazione.

 

Sono stati quattro anni di indagini molto utili che hanno mostrato mediamente dei buoni livelli di resistenza agli attacchi fungini” afferma Simone Capecci, presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni. “Diverse varietà hanno mostrato una buona adattabilità ai nostri areali. Mentre da un punto di vista fenologico è stato riscontrato un generale e sensibile anticipo dell’epoca di maturazione rispetto alle varietà più comunemente coltivate nei nostri areali”.

 

Il riscontro, positivo anche dal punto di vista enologico, ha portato Regione Marche all’autorizzazione alla coltivazione di 12 vitigni resistenti sul territorio regionale come varietà “in osservazione” a partire da mese di agosto (DGR 974 del 02.08.22). Sulla scia di questa sperimentazione, AMAP sta ulteriormente procedendo allo studio di altre 10 varietà resistenti, sempre frutto della ricerca nazionale, che nel frattempo sono state introdotte nel registro nazionale delle varietà di vite del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.          

 

Si tratta di un progetto molto importante che va incontro, in maniera significativa, alla riduzione del numero degli interventi e delle quantità di prodotti fitosanitari necessari per il contenimento delle principali avversità fungine” dichiara Marco Rotondi, presidente AMAP. “Nelle Marche, inoltre, va evidenziato come la superficie dedicata alla viticoltura biologica sia particolarmente significativa e l’utilizzo delle varietà resistenti possa consentire una significativa riduzione delle quantità di rame per ettaro a beneficio dell’ambiente nel rispetto dei limiti imposti dalla normativa. Si tratta, quindi, di un processo che si inserisce all’interno di un percorso di sostenibilità intrapreso nella Regione Marche”.