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DISOCCUPATI PICENI: "QUOTA 100, UNA BEFFA PER I DISOCCUPATI"

DISOCCUPATI PICENI: "QUOTA 100, UNA BEFFA PER I DISOCCUPATI"

Disoccupati Piceni: <“Quota cento”, una beffa per i disoccupati, specialmente per i residenti nelle “aree di crisi complesse industriali”. Con 40, 41 o addirittura 42 anni di contributi versati, e 60 anni di età anagrafica, non si ha diritto alla pensione. Inoltre sono considerati al massimo 3 anni di disoccupazione e/o malattia.
Il provvedimento “Quota cento”, sicuramente è stato pensato per aiutare i disoccupati e i lavoratori cosiddetti “stanchi ed esausti” ad anticipare l’uscita dal lavoro. La priorità per andare in pensione, doveva garantire, prima i disoccupati, spesso padri e madri di famiglia.
La domanda di pensione Quota 100 può essere presentata solo, dai soggetti in possesso, di un’età anagrafica non inferiore a 62 anni e di un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni. I disoccupati con 39, 40, o addirittura 41 anni di contributi versati e con un età anagrafica di 59, 60, e persino 61 anni, inferiore comunque ai 62 richiesti, sono esclusi dal provvedimento.
Va poi ricordato come riferisce bene il decreto, ai fini del perfezionamento del requisito contributivo dei 38 anni, è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti. Significa che saranno riconosciuti al massimo 3 anni di periodi di disoccupazione e/o malattia, e quindi è un ulteriore barriera per i lavoratori delle aziende private. “Ennesima beffa”. Tutti i disoccupati del Piceno e di altre aree di crisi industriali, sono per l’ennesima volta, dimenticati e penalizzati.
Ricordiamo, nella nostra provincia, colpita dagli ultimi eventi sismici e dove hanno chiuso quasi il 70 % delle aziende, trovarsi dopo i 50 anni senza lavoro, è molto difficoltoso, quasi impossibile ricollocarsi per arrivare ai 63, o addirittura 67 anni per la pensione di vecchiaia.
Servirebbe, considerare maggiormente il disoccupato proveniente dalle aziende private, che tra altro ha lavorato, in media, 48-52 ore settimanali, in maniera assai più usurante, delle 36 ore medie, settimanali dei dipendenti pubblici. Indiscutibilmente, nelle aziende private le condizioni lavorative sono nettamente peggiori, come dimostrano i dati Istat, sugli infortuni e per le malattie professionali.
Quanto meno, si doveva tenere conto di questi parametri, come avevamo riferito, durante l’incontro di aprile scorso, avuto a Montegranaro, con l’onorevole Duringon. Il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e politiche sociali, in quell’occasione, si era dimostrato sensibile al problema, tuttavia poi, la disposizione definitiva, approvata, è andata in una direzione diversa. Come al solito, noi disoccupati over50, siamo esclusi da ogni provvedimento di questo Governo, manca totalmente la rappresentanza delle problematiche dei disoccupati. Inoltre sospettiamo che molti che andranno in pensione continueranno a lavorare, sottraendo posti di lavoro alle generazioni più giovani.
Occorre, con urgenza, un aggiustamento legislativo, per abbassare i requisiti, per la pensione, per i disoccupati involontari over50, residenti almeno per esempio, da 6 anni nei territori dichiarati, area di crisi industriale complessa e colpiti e penalizzati anche dal terremoto.
Aggiungiamo che per fronteggiare le nuove professionalità, la flessibilità e la precarietà dei nuovi contratti, è necessario che l’età pensionabile, debba essere parametrata in base alle aspettative di vita, legata al tipo e l’usura della mansione svolta, dati reperibili presso l’Inail. Non si possono paragonare un impiegato di un ente pubblico, con un lavoratore di un’azienda metalmeccanica.
Ogni lavoro e mansione, posseggono proprie caratteristiche differenti, fissare un'unica età pensionabile, per tutti, è “una truffa o meglio una rapina” degli anni di vita dei lavoratori.
Il gruppo “Disoccupati piceni” è sempre a disposizione per dare soluzioni. Per informazioni, chiamare o inviare un messaggio, al numero WhatsApp 334 7555 410. Chi vuole seguirci siamo anche su Facebook, basta cliccare “Disoccupati Piceni”, ed essere informati sulle prossime iniziative.>
        

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