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FUORI DAI DENTI, ROBERTO GALANTI (PMIA): COVID-19 SECONDA FASE, "ANDRA’ TUTTO BENE...!?"

FUORI DAI DENTI, ROBERTO GALANTI (PMIA): COVID-19 SECONDA FASE, "ANDRA’ TUTTO BENE...!?"

Situazione davvero difficile quella che stiamo vivendo. La terminologia usata di questi tempi certo non aiuta almeno a livello mentale nella direzione della serenità: coprifuoco, bollettini, vittime, contagiati etc… etc.

Famiglie in difficoltà, imprese al collasso, momenti di esasperazione… tutti elementi che rendono questo già difficile e molto delicato momento in una, non auspicabile, via del “non ritorno”.

Non vorrei essere nei panni di chi sta cercando in qualche modo di controllare affinché si limitino in qualche modo i contagi stante il fatto che non vi è chiarezza su nulla.

Qual è la vera situazione la interpretiamo dopo proclami domenicali modificati in corso d’opera, amministratori locali che applicano restrizioni in forma autonoma, le informazioni che arrivano a puntate e spesso artefatte.

Comprendiamo anche il difficile momento e la difficoltà a gestire la situazione, ma bisogna avere il coraggio di spiegare in modo chiaro qual è lo stato reale dei fatti. Tutti, chi più e chi meno a titolo diverso avevano dichiarato che il COVID-19 sarebbe tornato proprio a inizio di ottobre. Dovevamo prepararci a fronteggiare la seconda fase. E’ stato fatto? Forse no perché tutti abbiamo sperato che…"ANDRA’ TUTTO BENE".

Tranquilli colleghi perché arriveranno soldi necessari per svernare (dicunt), ma, in presenza di pendenze con il fisco non volute, ma generatesi dalla situazione di crisi, l’attenta Agenzia delle Entrate penserà probabilmente (si spera di no ovviamente) a compensare il dovuto con il ricevuto magari come acconto sulle maggiori somme dovute.

Cosa potrebbe realmente accadere se le misure restrittive risulteranno palliative o inefficienti?

Cosa di diverso potrebbe succedere se, invece di intervenire prontamente si pensa a rivendicazioni politiche?

Il gioco dell'apri e chiudi non è un atteggiamento responsabile e dà un’impressione capricciosa. L’opportunità di ripartire, visto che il peggio era passato, l’abbiamo avuta, ma è stata sottovalutata.

Siamo totalmente solidali, noi del trasporto, con gli imprenditori che sono costretti a restringere in modo significativo la propria attività, ma leggendo il DPCM si capisce che il settore dell’autotrasporto è fortemente penalizzato.

Il riferimento è alla chiusura alle 18,00 di settori come la ristorazione che lascia spazio alle consegne a domicilio (famoso asporto) che per noi sono le cabine dei camion circolanti nelle migliaia di chilometri della viabilità italiana. Probabilmente chi suggerisce e scrive i provvedimenti, di autotrasporto con tutte le peculiarità esistenti ed i problemi storici, conosce, solo da “manuale” il meccanismo che nella realtà è diverso.

ll riferimento alle aperture degli autogrill (grande concessione !?!) in autostrada non risolvono il problema del vitto dei nostri autisti poiché  non tutti gli autotrasportatori utilizzano le autostrade e non tutti  possono sostare nello stesso posto ed alla stessa ora. Considerando le ore di guida e riposo possibili, appare impercorribile la chiusura prima di notte.

Stante la situazione ed il perdurare di una serie di provvedimento sconnessi, la politica perde di fiducia nei confronti dei cittadini, fino a portare la gente a scendere in piazza in modo sconclusionato (condanniamo la violenza e le infiltrazioni malavitose che approfittano del difficile momento. Questo è quello che ci è dato sapere dai mezzi di informazione)  tanto che se i giudizi sono quelli che evidenziano insicurezza ed irresponsabilità tanta strada sarà difficile percorrerla in modo sereno.

Noi, cari colleghi autotrasportatori, torneremo ad essere definiti “eroi” (nessuno lo ha mai chiesto. Il nostro senso di responsabiltà lo abbiamo sempre dimostrato specie in situazioni analoghe a questa che ci apprestiamo a vivere) e pronti a mostrare il petto davanti ad un nemico invisibile, pericoloso e subdolo. Ce la faremo a svernare in modo sereno? Chissà! Per quanto riguarda noi certamente non ci arrenderemo  e continueremo a dare il nostro contributo per garantire la sopravvivenza a tutti, ma da soli non potremo farcela. Il settore ha un bacino di circa 1.500.000 addetti e ultimamente sono migliaia le imprese che hanno chiuso i battenti e circa 150.000 autisti (13 volte la situazione Alitalia e nessuno se n’è accorto. Il settore ha perso circa il 70 per cento del fatturato) sono rimasti senza lavoro e quindi privi di coperture per la sopravvivenza. Se malauguratamente ed in modo apocalittico dovesse bloccarsi il settore che trasporta su gomma l’85 per cento delle merci, in Italia non si morirà di Covid, ma di fame dopo soli cinque giorni.

Dopo il difficile momento del primo periodo di LOCKDOWN  quali sono stati i provvedimenti presi? La moratoria che è solo “droga dell’economia”. Non si può spostare  di sei mesi in sei mesi il debito alle persone perchè poi arriverà tutto insieme e se c’è difficoltà ora figuriamoci dopo.

La speranza è che il “tutto andra’ bene” non si trasformi in “tutto andrà all’asta” e che si vada avanti tutti  in modo responsabile con la speranza che tutto ciò resti solo un brutto ricordo!
        

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