Martedì 13 marzo, in Regione si è svolto un Consiglio tematico sull’occupazione. Occasione persa, per dare una svolta al nostro territorio, per vari motivi, per primo perché non è stato redatto un documento all’unanimità da tutte le forze politiche, per affrontare il grave problema della crisi. Stessa crisi che colpisce tutti i cittadini a prescindere dalle preferenze politiche. Per secondo, la risoluzione conclusiva, trascura la maggiore parte delle proposte redatte dai "Disoccupati Piceni" con la partecipazione delle amministrazioni locali, provvedimenti presentati e spiegati in precedenza, alla Commissione lavoro.
Una nostra delegazione ha assistito al Consiglio regionale. La seduta è stata aperta con una discussione generale sulla situazione occupazionale delle Marche; si è parlato della grave crisi del Piceno, e di alcune prospettive di sviluppo. La risoluzione votata, per noi Disoccupati Piceni, è molto "scarna", limitata ad un impegno formale nei contenuti, rispetto alle nostre proposte, ricordiamo richieste redatte con le amministrazioni locali del Piceno.
Documento evanescente, che non ha raccolto, nessun argomento "riformista" suggerito dal territorio. Del tutto tralasciata, la riforma o ristrutturazione dei centri per l’impiego, che non funzionano. Nessun tipo di controllo sulle risorse pubbliche che sono e saranno distribuite alle imprese, non si può continuare a elargire fondi economici senza che i lavoratori, le amministrazioni locali e regionali possono verificare gli investimenti; è evidente che in questo modo si allarga la forbice economica, tra ricchezza e povertà. Se si continua su questa strada, l’economia continua a essere falsata dagli incentivi, sarebbe meglio distribuire le risorse alle famiglie. Senza controlli si ripetono gli stessi errori commessi negli anni precedenti con la "Cassa del Mezzogiorno", cosi ha detto Mario: arrivano le aziende, prendono le risorse e vanno via, lasciando capannoni vuoti, territorio desertificato con rifiuti da smaltire, e famiglie di lavoratori disperati costretti anche a emigrare, perché il lavoro è limitato e riservato ai più raccomandati. Famiglie che cercano di resistere e a mantenere in vita, con i consumi limitati, le piccole attività. I nostri piccoli paesi senza le cosiddette botteghe del pane o della carne, si spopolano. In molte Nazioni, dalla Germania alla Cina, si pretendono controlli sulle destinazioni e l’impiego dei fondi pubblici elargiti. Le imprese devono essere, un "motore di ricchezza, ancorate sul territorio". I nostri giovani senza occupazione e reddito non possono costruire un futuro, sono costretti a emigrare, come negli anni 60. Ormai è evidente, ci sono famiglie in cui tutti i componenti sono dipendenti pubblici e non percepiscono gli effetti negativi della crisi, ed altri famiglie in cui, tutti sono precari o disoccupati. Prima o poi, dice Franca: dovremo seguire l’esempio di alcuni Cantoni Svizzeri, dove da anni per evitare e ridurre le "baronie e la corruzione", hanno stabilito che il cittadino può avere un impiego pubblico per un massimo di 5 anni, oppure deve essere spostato da una regione ad un'altra, per evitare il formarsi "del malaffare".
L’area di crisi industriale complessa, conferma inesorabilmente il fallimento dell’operato di una classe politica, lontana dai nostri territori e dai problemi quotidiani. Fallimento e assenza delle parti sociali, che dovevano indicare e riportare ai tavoli di confronto regionali, la grave crisi che avanza. Chiediamo che i Prossimi consigli regionali si svolgano nel Piceno, il sud delle Marche. Piceno unica provincia senza un ateneo universitario e senza una vera stazione ferroviaria per dell’alta velocità, assai importante per il turismo, forse l’unica risorsa che dovremo sfruttare a pieno, per dare "una boccata di ossigeno a questa economia che annaspa".
Cominciamo a usare e spendere i fondi europei non per alimentare le circa 300 società di formazione riconosciute dalla Regione, ma per costruire un polo universitario-scientifico che deve diventare il centro della nostra rinascita.
Gli impegni assunti sono ancora "leggeri, sono stati fatti piccoli passi". Le Marche, con questo Consiglio regionale, potevano indicare un nuovo percorso, per invertire queste politiche oramai insufficienti e resi inutili, dalla complessità della depressione economica-occupazionale.
In questo periodo, i Disoccupati Piceni, nonostante le scarse forze a disposizione, hanno cercato di unire il territorio, al di là, delle differenze di colore politico. Abbiamo raccolto e trasmesso alla nostra Regione, le richieste di una provincia, che detiene il triste primato, del cosiddetto reddito più basso d’Italia per le aziende private, significa che pur se si lavora si arriva con molte difficoltà a fine mese.
Il Consiglio regionale di fronte alla gravità economica-strutturale d’interi territori, non è riuscito in questa seduta, a trovare l’accordo unanime. Il disaccordo che si respira in provincia continua in regione, questa situazione sterile non è più ammissibile. I nostri rappresentanti in Regione e a Roma devono fare fronte unico, per aiutare questa Provincia.
La politica, deve essere al "servizio dei cittadini", se ci sono dei "cosiddetti paletti", norme incomplete che impediscono l’arrivo delle risorse alle famiglie, queste norme devono essere modificate, si deve iniziare a usare il "buon senso", se si ha la volontà, nessun ostacolo è insormontabile. A fronte, di circa 28.000 disoccupati, soltanto duecento cittadini forse riceveranno la proroga delle mobilità. Come ci ha detto Gabriele, si è parlato di quasi 700 milioni investiti, ma chi non lavora ed è senza reddito deve continuare a chiedere i soldi ai genitori per l’acquisto dei medicinali. L’area di crisi, ripetiamo conferma inesorabilmente il fallimento dell’operato di una classe politica, che deve porsi delle domande e soprattutto iniziare ad intervenire con soluzioni urgenti.
Occasione persa per cambiare. Le Marche potevano essere un laboratorio sperimentale, per iniziare a invertire queste politiche, oggi considerate inutili e inefficaci.
In ogni caso, è nostro rammarico, non essere riusciti a fare capire al Consiglio, la situazione di disaggio in cui vivono i cittadini, senza occupazione e risorse. Cittadini che vivono alla giornata, senza prospettive. Le prime emergenze, che il Consiglio dovrebbe affrontare, sono come aiutare economicamente le famiglie e richiedere l’intervento dei vari Ministeri per un piano di sviluppo. Servono interventi urgenti e straordinari, per i cittadini che da anni sono senza lavoro e reddito e provvedimenti a lungo termine, per attrarre nuove imprese e creare occupazione.
Di fronte ad argomenti cosi importanti, occupazione, crisi, sviluppo, non abbiamo sentito e percepito la volontà decisa di porre queste tematiche al centro di una discussione approfondita e di porre delle scadenze definite, per affrontare, con decisione e risolvere i problemi. Per quanto tempo le Famiglie dovranno vivere ancora in povertà, dieci giorni? Un mese? Un anno ?
Ci domandiamo quali sono le priorità della nostra Regione, abbiamo letto altre risoluzioni regionali, redatte su altre tematiche, ci siamo resi conti che i nostri problemi sembrano secondari ad altri argomenti. Occorre un’analisi critica degli errori fatti fino ad oggi, per non ripetere "strade sbagliate", ma soprattutto non percepiamo la volontà di volere risolvere i problemi. Gli assessori si limitano alla lettura dei dati numerici, borse lavoro, corsi di formazione, investimenti, ecc..., non è questo il modo per affrontare una crisi che dura da più di 15 anni.
La dura realtà, è che il Piceno in questi anni e stato depredato, e continua ad essere terra di conquista, se pensiamo che persino per la ricostruzione, arrivano aziende forestiere, che approfittano delle ingenti risorse a disposizione, occupando e avvolte anche sfruttando lavoratori non residenti in questi territori.
Continueremo a farci sentire, con l’obbiettivo futuro, che il nostro appello e le nostre richieste saranno accolte. Cerchiamo di difendere i diritti dei Cittadini. Per sostenere le nostre proposte anticrisi, serve la presenza e la partecipazione delle persone.
Per Chi vuole partecipare o entrare nel gruppo, invia un messaggio WhatsApp 334 7555 410, è possibile seguire le nostre iniziative anche su facebook, basta cliccare "Disoccupati Piceni", ed essere informati sulle prossimi incontri.
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