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ROBERTO GALANTI, PMIA: "2019-2020 CHIUDONO 250 AZIENDE DI AUTOTRASPORTO"

ROBERTO GALANTI, PMIA: "2019-2020 CHIUDONO 250 AZIENDE DI AUTOTRASPORTO"

Roberto GALANTI PMIA: "QUESTO CHE SEGUIE E’ UN PENSIERO CHE DOVREBBE ESSERE LETTO SOPRATTUTTO DAI CITTADINI E DALLE FORZE POLICHE……NOI I NOSTRI PROBLEMI LI CONOSCIAMO BENE E LI AFFRONTIAMO SENZA ESSERE RASSEGNATI E CON DETERMINAZIONE MA FORTEMENTE DELUSI".

Per gli autotrasportatori si è chiuso  un altro anno difficile. Nulla è rimasto dell’appellativo di 'eroi' della prima fase della pandemia. Oggi stesse problematiche, stesse situazioni, stesse aspettative…nessun risultato. Ad aggravare lo status, il costo carburante, stesse difficoltà ad essere pagati nei tempi e nelle giuste entità e mancanza di autisti. Un settore tenuto in scarsa considerazione dai committenti e praticamente dimenticato dal Governo e dalle forze politiche tutte.

Il problema principale (non per questo poco importante) è chi sarà il nuovo Presidente della Repubblica.

Per il settore, quindi,  si è chiuso un anno di passione (uno dei tanti) dove a fronte di un certo boom di lavoro, si è contrapposto un lavoro scarsamente remunerato. Quindi degli “eroi” nulla è rimasto, neppure l’appellativo ed un pallido ricordo!!!

Come avevo promesso, iniziamo ad evidenziare la serie di problemi non per classifica, ma per esigenze. Mancanza di autisti. Io partirei da un messaggio che mi è arrivato giorni fa dove era scritto: la confusione è tra chi ha la patente e chi è camionista. Due posizioni nettamente in contrasto. Il cambio generazionale nel settore non c’è stato e non ci sarà, almeno per i prossimi anni perché fare il camionista significa passione e sacrificio ed , elemento non di secondo piano e che manca da sempre, il rispetto della  dignità a chi ogni giorno assicura la sopravvivenza ai cittadini ed alle imprese.

“Non è sufficiente  continuare a parlare di taglio dei costi delle patenti per arginare il problema della carenza di autisti, ma la vera “rivoluzione mentale” è un’altra e consiste, lo ripeto,  nel restituire dignità e rispetto alla professione di camionista, nel far comprendere all’opinione pubblica che tutti i lavori hanno un valore quantistico sociale, ma che quello di chi ogni giorno consente alle aziende di lavorare le merci e ai cittadini di trovare i prodotti lavorati nei negozi vale molto, ma molto di più di tanti altri.

Ai camionisti occorrerebbe dare un “titolo professionale “ che faccia adeguatamente percepire a milioni d’italiani l’importanza di questa professione. Ecco, io credo che molti giovani sarebbero più attratti da questa professione se si rendessero conto che scegliendo questo lavoro verrebbero considerati “importanti”  e  rispettati. Perché la scelta di cosa fare “da grandi” è legata sicuramente  a tanti fattori.

 E’ necessaria una “rivoluzione” mentale di approccio.

Sulla questione della mancanza di autisti, non è sufficiente contribuire con interventi anche pubblici per aiutare i volenterosi giovani ad intraprendere la professione di autotrasportatore, perchè di professione si parla, al fine di ammortizzare i costi delle patenti necessarie (operazione messa in atto dalla regione Lombardia e che comunque si spera venga estesa sulle altre regioni), ma è necessario far acquisire un minimo di esperienza a bordo del camion. Questo “stage” ha dei costi e quindi è necessario dare sostegno alle imprese che potrebbero mettersi a disposizione. In fondo si tratta di formazione pratica con garanzia di assunzione. E’ proprio qui che servono aiuti. Consegnare un mezzo che ha un costo di circa 200.000 euro significa mettere a rischio l’aspirante autista, il mezzo e la sicurezza sulle strade. A titolo di esempio per evidenziare questo problema, faccio un riferimento alla mia regione, le Marche.

Tra il 2019 e il 2020 si è registrata la chiusura di circa 250 aziende di autotrasporto. La causa principale: la  mancanza di autisti. Se consideriamo le imprese strutturate dove il rapporto è di 5 autisti per impresa la somma della disoccupazione assume un rilievo da non sottovalutare. In sostanza per ogni nuovo autista dieci si mettono a riposo.

Essere camionista è una professione “determinante”. Solo quando tutti lo capiranno, i giovani torneranno al volante…si spera!
        

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