/DISOCCUPATI PICENI: "OCCORRE RIVEDERE IL SISTEMA DI STANZIAMENTO ALLE IMPRESE"
DISOCCUPATI PICENI: "OCCORRE RIVEDERE IL SISTEMA DI STANZIAMENTO ALLE IMPRESE"
DISOCCUPATI PICENI: "OCCORRE RIVEDERE IL SISTEMA DI STANZIAMENTO ALLE IMPRESE"
Nell’ultimo anno, sono stati concessi alle imprese circa 42 miliardi di fondi pubblici, senza considerare i finanziamenti regionali ed europei, tuttavia le crisi e le delocalizzazioni aziendali, sono in crescita. Per non parlare dei due o tre morti e centinaia di infortuni al giorno.
Le ultime crisi aziendali e i circa 42 miliardi di fondi pubblici, concessi nell’ultimo anno alle imprese, ci impongono di rivedere profondamente il sistema di stanziamento degli aiuti economici per le imprese. I tempi sono maturi e forse anche scaduti, per affrontare una tematica che riguarda tutti. Non si possono più elargire risorse pubbliche senza avere certezza, che l’impresa non delocalizzi, sia veduta, o peggio fallisca.
Si deve cominciare a considerare “la cogestione”, come via alternativa alla nazionalizzazione o alla chiusura aziendale.
Occorre cambiare rapidamente le normative per non finire nel cosiddetto “baratro della desertificazione industriale”. In questi ultimi anni, sono stati persi numerosi marchi storici, tecnologie e produzioni industriali, e persino è aumentato il numero degli infortuni e morti sul lavoro, nonostante sono state distribuite ingenti risorse economiche che tutti paghiamo, anche con l’innalzamento dell’età pensionabile, il taglio della sanità e altri servizi. La grave situazione, impone, a tutti una riflessione, “allo stesso modo in cui le banche, quando prestano i soldi, pretendono numerose garanzie e il rientro del debito, lo stesso deve essere fatto per l’azienda che riceve sovvenzioni pubbliche”.
Al primo accenno di crisi, se interviene lo Stato, in cambio delle risorse pubbliche conferite, lo Stato deve pretendere una parte dell’azienda e sorvegliare attraverso i lavoratori, il Comune e la Regione, dove è ubicata l’impresa, il buon e corretto andamento aziendale.
Riteniamo, l’unica strada percorribile, per evitare sprechi, o truffe, e per recuperare i fondi elargiti, l’introduzione della cosiddetta “cogestione territoriale”, la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa in cui lavorano, congiuntamente al Comune e la Regione, che rappresentano lo Stato per le risorse economiche ricevute e controllano direttamente l’amministratore e l’attività aziendale.
Non è più sufficiente parlare in generale, di salvaguardia per i posti di lavoro e i lavoratori, bisogna cominciare a dire come fare e attraverso quali strumenti normativi realizzare questi obiettivi. La cogestione permette la effettiva e attiva partecipazione dei dipendenti, nei processi decisionali delle aziende e alla distribuzione dei risultati economici.
I lavoratori, come già avviene in alcuni grandi gruppi aziendali europei, citiamo, Volkswagen, Bosch e Daimler, hanno ottenuto da anni, un potere significativo nelle decisioni aziendali, per l’organizzazione, la produzione e gli investimenti. Per essere più chiari, i lavoratori eleggono i consigli di fabbrica e hanno competenze dirette nella gestione del personale: assunzioni, licenziamenti, contratti temporanei, orario, e ricevono parte degli utili. Per affrontare le sfide economiche della Globalizzazione, occorre la sinergia dell’intero territorio, imprese, lavoratori. Occorrono nuovi provvedimenti, per non ripetere gli stessi errori, fatti anche nella nostra Provincia, con la “Cassa del Mezzogiorno”, che ha distribuito alle aziende, Miliardi di risorse pubbliche. Molte di queste aziende, hanno chiuso e delocalizzato le produzioni, lasciando il nostro territorio un deserto industriale, e le famiglie nella povertà.
Un accenno, per ricordare la caduta pacifica, del Muro di Berlino. Simbolo di divisione, isolamento, dittatura. Sono passati 30 anni, tuttavia si continuano ad erigere barriere, visibili ed invisibili. Si costruiscono nuovi muri sociali, e culturali, ed economici, amplificando rancori e disuguaglianze. La politica ha la responsabilità, per intervenire e cercare di rimuovere le barriere che impediscono la crescita sociale costante di tutta la comunità. I giovani che oggi hanno meno diritti sono gli stessi giovani che domani dovranno garantire le nostre pensioni.
Il gruppo “Disoccupati piceni” è sempre a disposizione per dare soluzioni, o ricevere suggerimenti. Per informazioni, chiamare o inviare un messaggio, al numero WhatsApp 334 7555 410. Chi vuole seguirci siamo anche su Facebook, basta cliccare “Disoccupati Piceni”, ed essere informati sulle prossime iniziative.
Cordiali Saluti
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