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FAMIGLIE SENZA LAVORO, LA QUALITA' DELLA VITA PEGGIORA DI GIORNO IN GIORNO

FAMIGLIE SENZA LAVORO, LA QUALITA' DELLA VITA PEGGIORA DI GIORNO IN GIORNO

La situazione per le famiglie senza lavoro e reddito continua a peggiorare. Alcune famiglie sono allo stremo, i genitori non lavorano, i figli sono precari, la qualità della vita peggiora di giorno in giorno. Sono passati 60 giorni, dalle elezioni, "le chiacchere non le vogliamo più ascoltare, serve mantenere gli impegni presi, la volontà di agire e ottenere finalmente dei risultati."

Negli ultimi incontri avuti, alla festa dell’Agraria, con i cittadini, abbiamo rilevato un aggravamento della situazione economica di molte famiglie, dove sono presenti disoccupati. Alcuni hanno riferito, che per la mancanza di un’occupazione stabile e retribuita, sono stati costretti a svendere la casa di proprietà, per fare fronte alle spese quotidiane come, cibo, bollette, tasse scolastiche, e rata del mutuo oppure per esborsi improvvisi e urgenti causati da una grave malattia, considerando peraltro che la prevenzione sanitaria, molti ormai non se la possono più permettere.

Con le ultime normative approvate che riguardano i contratti di lavoro cosiddetti "a chiamata o intermittenti" si delinea una profonda linea di separazione, tra il benessere fisico, psichico e sociale dei dipendenti pubblici, che hanno posto sicuro e stabile, con poche preoccupazioni e quella dei lavoratori delle aziende private, dove incombe il Job Act, con tutele ridotte, e senza la sicurezza della continuità lavorativa.

I lavoratori sono costretti ad accettare qualsiasi occupazione con stipendi bassi, pur di portare un salario a casa. Emerge sempre più, un differente tenore di vita, tra i cittadini che hanno una vita tranquilla, e si possono anche permettere il lusso di una vacanza e coloro che invece, vivono "una vita da inferno", costretti a rinunciare persino alle cure mediche e alle medicine.

Molti over45 sono stati licenziati, da Imprese che in passato avevano percepito, senza impegno di responsabilità a garantire l’occupazione e il benessere del territorio, ingenti risorse economiche ricevute dalla "Cassa del Mezzogiorno", e poi hanno preferito chiudere e spostare le produzioni all’estero.

Per ridurre ed evitare questi gravi disaggi ai disoccupati e alle loro famiglie, Sarebbe stato sufficiente, chiedere o meglio obbligare per legge, le aziende, prima che chiudessero e delocalizzassero in altri paesi, a versare per tutti i lavoratori over45 licenziati, i contributi necessari per raggiungere la pensione.

Lavoratori che hanno sempre fatto il loro dovere, e che hanno avuto la sfortuna di fidarsi dei loro manager e dei sindacati, che nulla hanno proposto per alleviare queste sofferenze, queste sono le parole di Roberto, capo reparto in una nota azienda che ha chiuso la propria attività, pur avendo un utile economico in cassa e tanti ordini da espletare. Oggi con 53 anni di età, nessuno impresa, accetta un colloquio o ancor meno un assunzione, mi propongono solo lavori irregolari senza contributi. I miei figli sono senza lavoro fisso, significa che lavorano saltuariamente due o tre giorni a settimana.

Ormai si capisce, Senza un contratto a tempo indeterminato, i giovani, che sono il futuro della nazione, non possono, realizzare un progetto di vita, oppure solo immaginare di acquistare un’auto o una casa, per vivere e costruire la propria famiglia. Mandiamo in pensione i padri di famiglia che hanno versato almeno 30 anni di contributi, e liberiamo i posti per le "giovani leve".

Nel momento, cruciale della crisi, sono stati ridotti gli ammortizzatori sociali e innalzata l’età pensionabile con la legge Fornero, con simili condizioni non è possibile andare avanti. Alcune famiglie sono allo stremo, i genitori non lavorano, i figli sono precari, la qualità della vita peggiora di giorno in giorno.

Con questa situazione, si devono cambiare alcune regole per la distribuzione delle risorse alle imprese. Le aziende che ricevono risorse economiche Statali, devono essere "ancorate" al territorio, i macchinari acquistati con i fondi pubblici, che paghiamo con le nostre tasse, non possono più essere delocalizzati.

Per garantire l’uso corretto delle risorse pubbliche investite, lo Stato o la Regione devono pretendere, che i rappresentanti del territorio, in cui è presente lo stabilimento (Comune e Regione), insieme ai rappresentanti dei lavoratori, devono sedere nel consiglio d’amministrazione aziendale e partecipare in maniera attiva alle decisioni, come già da anni, si fa in diverse nazioni, del nord dell’Europa.

Non è più tollerabile, che i lavoratori siano sempre gli ultimi a essere informati sulla chiusura aziendale, e i primi a pagare sulle loro vite, errori o speculazioni fatte dai manager che non perdono mai, nonostante il loro cattivo operato, gli alti stipendi. Chi meglio dei lavoratori, possono fare i garanti e i controllori del corretto utilizzo dei fondi pubblici elargiti alle aziende.

I Lavoratori, il Comune e la Regione devono diventare parte attiva per il controllo delle risorse investite sul territorio. Se si vuole modificare la situazione economica di questa provincia, si devono cambiare le norme, altrimenti lo sviluppo continua a essere dipendente dagli incentivi pubblici. Significa che una volta interrotta "la pioggia di milioni di euro offerte alle aziende, si torna di nuovo ai licenziamenti." Infatti, l’area di crisi industriale complessa, prevede per poche assunzioni 120 posti, circa una spesa di 17milioni.

Segnaliamo, nonostante vari annunci e proclami della Regione, che la proroga delle mobilità per l’anno 2017 è ancora ferma, ci sono lavoratori che da quasi un anno, non hanno più risorse economiche.

Inoltre chiediamo, a viva voce, che la metà dei finanziamenti distribuiti alle aziende, deve essere riservata anche alle famiglie in difficoltà. Se le famiglie e i cittadini, sono senza reddito, non consumano, è diventa inutile produrre le merci, perché non ci sono soldi per gli acquisti, il mercato è fermo.

Le richieste urgenti sono, la mobilità per i disoccupati involontari, in attesa di un posto di lavoro e la possibilità per gli over50 di usare i propri contributi versati all’Inps, per vivere e raggiungere la pensione.

Il gruppo dei "Disoccupati Piceni", rinnova l’appello a tutte le forze politiche, "dovete attivarvi, per affrontare i problemi del territorio, basta usare le scuse, le famiglie in difficoltà, hanno finito il tempo."

Alcune tematiche, legate alla crisi, come la disoccupazione, e soprattutto la mancanza di reddito delle famiglie, sono problemi primari, possono e devono trovare la convergenza di tutti i Partiti.

Dall’inizio della legislatura, abbiamo inviato almeno tre email, a ogni nuovo parlamentare, con la richiesta di un incontro e confronto sulle priorità urgenti per il Piceno. Pochi, sono gli Onorevoli che hanno risposto.

Questa settimana, molto probabilmente venerdì, incontreremo tre dei 14 onorevoli dei M5S, eletti a Roma, G. Fede, R. Cataldi e R. Silvestri. Ci aspettiamo, impegno e determinazione del M5S, la prima forza politica delle Marche, per affrontare e reperire, risorse economiche per aiutare le famiglie e i cittadini, che vivono nella provincia con il "reddito più basso d’Italia". Sono passati già 60 giorni, le chiacchere non le vogliamo più ascoltare, serve la volontà di agire e ottenere finalmente dei risultati per un territorio da troppo tempo abbandonato.

Ricordiamo, tutti gli eletti in Parlamento, devono ispirare la loro attività, al servizio dei cittadini, secondo il principio primario :"IL CITTADINO DEVE VIVERE CON DIGNITA".

L’elenco completo delle nostre proposte può essere chiesto a una nostra delegazione presente il martedì e venerdì al mercato di San Benedetto del Tronto, e mercoledì e sabato mattino in Ascoli in Piazza Arringo, oppure tramite il nostro numero WhatsApp 334 7555 410.

Per Chi vuole entrare nel gruppo, è possibile inviare un messaggio WhatsApp 334 7555 410, è possibile seguire le nostre iniziative anche su facebook e YouTube, basta cliccare "Disoccupati Piceni", ed essere informati sulle prossimi incontri.

Disoccupati Piceni

 
        

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