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18MA LEGISLATURA, I DISOCCUPATI PICENI CHIEDONO UN PROFONDO CAMBIAMENTO

18MA LEGISLATURA, I DISOCCUPATI PICENI CHIEDONO UN PROFONDO CAMBIAMENTO

Iniziata la 18° legislatura. Ci aspettiamo un profondo cambiamento di paradigma. La dignità e il rispetto dell’individuo devono tornare al centro della società e soprattutto dell’economia.

Gli ultimi terribili episodi di cronaca, ci portano, e ci obbligano a una riflessione profonda. Negli ultimi anni, accanto al perdurare di una profonda crisi economica, limitata come abbiamo visto, solo ad alcuni ceti della popolazione, sono state approvate nuove normative sul lavoro, che si sono dimostrate del tutto inadeguate, per la tutela del lavoratore, diventato oramai "l’anello più debole dell’economia globale". Uno dei punti fondamentali, inseriti nella nostra piattaforma anticrisi, è l’introduzione di un ammortizzatore sociale per i disoccupati involontari.

Il peso sociale, per la nuova flessibilità, richiesto dal mondo del lavoro e dalle imprese, deve essere supportato e ridistribuito su tutta la Comunità. La precarietà e la flessibilità, non possono essere più sostenute unicamente dal lavoratore e dalla sua famiglia.

Il Mondo sta cambiando, arriva l’industria 4.0, è iniziata una nuova era, serve una visione moderna, altrimenti aumenta il disaggio delle famiglie che non hanno un lavoro stabile. Occorre una nuova consapevolezza, la vita e la felicità dell’individuo, devono essere al centro della società e soprattutto dell’economia. Il lavoro come ha detto Gennaro, incontrato al mercato, deve nobilitare l’uomo, non è più sopportabile morire, per la mancanza di occupazione e di reddito. Le prestazioni occupazionali, devono essere meglio distribuite tra i lavoratori. Oggi, si passa da alcuni dipendenti che lavorano fino a sessanta ore settimanali, ad altri lavoratori che invece sono occupati per un massimo di diciotto ore, per arrivare addirittura ai cittadini che non lavorano da cinque anni. In questa difficile situazione economica-sociale, per sopravvivere, si è disposti a qualsiasi occupazione, riferisce Alberto: c’è il proliferare del "lavoro nero, sfruttamento e persino la schiavitù", "come possono vivere i nostri ragazzi senza avere la possibilità di un reddito per costruire il proprio futuro". Ripetiamo un vecchio slogan, ridurre l’orario di lavoro e lavorare tutti. Il malessere tra le persone e le famiglie senza occupazione, si diffonde, creando e generando episodi terribili, dallo stress di un licenziamento, alla depressione, ai gravi episodi di violenza e persino si arriva, all’ultimo gesto che porta a perdere la vita. Solo chi subisce direttamente, "sulla propria pelle", un licenziamento, può capire, le vere difficoltà "per arrivare a fine del mese", in una società che si ostina a non tutelare il disoccupato e le famiglie. Il lavoratore, diventato oramai "l’anello più debole dell’economia globale".

Silvia ha riferito: i sindacati continuano ad avere un comportamento irriverente nei confronti dei lavoratori che dovrebbero rappresentare. Le cosiddette "parti sociali", continuano a firmare contratti e norme sul lavoro, senza informare e chiedere anticipatamente il parere dei lavoratori. Il tempo delle assemblee e dei referendum aziendali, sono passati, ma si potrebbero facilmente, usare le nuove tecnologie, per informare i lavoratori prima di sottoscrivere accordi e contratti.

La partecipazione, il coinvolgimento dei lavoratori e la democrazia, sono tre principi fondamentali, che continuano a essere un miraggio nelle aziende e soprattutto nei sindacati confederali.

Dal 1992, l’Unione Europea, ci raccomanda di equiparare le condizioni e la dignità di un’occupazione precaria a un lavoro stabile, attraverso un’assicurazione, che potrebbe essere pagata dal lavoratore, azienda, regione e comune di residenza, per garantire al disoccupato un reddito e i contributi previdenziali. Accanto alla flessibilità e la precarietà, richieste con forza e determinazione dalle aziende, deve essere garantito un ammortizzatore modulato che permette al cittadino che resta senza lavoro o che decida di cambiare occupazione, di vivere con dignità.

Ripetiamo, il concetto che abbiamo descritto e spiegato in Commissione Lavoro della regione Marche; Occorre, un ammortizzatore sociale che copra ogni periodo di disoccupazione, assicurando quindi un reddito per vivere con dignità e i contributi per la pensione. Come ci raccomanda, e i sindacati, dovrebbero saperlo, da più di vent’anni, l’Unione Europea: Ogni volta che il cittadino è senza occupazione e senza reddito, deve essere tutelato. In poche parole, stabilito un reddito mensile minimo per vivere, nel caso il lavoratore o lavoratrice lavora solo pochi giorni durante il mese, il Comune di residenza deve corrispondere; la differenza tra il reddito percepito con un lavoro precario, e la somma minima mensile stabilita dall’Istat per vivere con dignità. Con i nuovi contratti a chiamata, Giulia dice: lavoro un‘ora a settimana, pulisco un ufficio, mi ritengo fortunata rispetto a chi non lavora. Aggiunge, Mi fanno veramente ridere, alcune amministrazioni, hanno organizzato, consigli comunali aperti, perché chiudono i negozi del centro. I negozi chiudono, perché la maggioranza delle persone non lavora, e se hai un’occupazione con questi nuovi contratti, e vorrei sapere chi li firma e li autorizza, sei sotto-pagata, con queste condizioni di sfruttamento, come possiamo fare acquisti. Sarebbe ora, che si facciano consigli comunali, per discutere: come aiutare le famiglie senza lavoro.

Viviamo in un’economia di consumi, se i cittadini sono senza denaro, non consumano, e l’economia rallenta. La mancanza di occupazione stabile, e di un reddito sicuro, porta alla distruzione delle famiglie e della coesione sociale.

I sindacati in cambio della concessione della flessibilità avrebbero dovuto chiedere l’introduzione di un ammortizzatore sociale per coprire i periodi in cui il cittadino è senza reddito.

La priorità deve diventare l’ammortizzatore sociale universale per tutti i lavoratori delle aziende private. Ci auguriamo che tutte le parti interessate, cominciano ad assumersi le proprie responsabilità, per cambiare una situazione bloccata da anni.

Continueremo a farci sentire, con l’obiettivo futuro, di convocare tutti gli eletti con il voto dei cittadini piceni. Per sostenere le nostre proposte anticrisi, serve la presenza e la partecipazione dei cittadini, soprattutto degli over45, spesso padri e madri di famiglia.

Per Chi vuole partecipare o entrare nel gruppo, invia un messaggio WhatsApp 334 7555 410, è possibile seguire le nostre iniziative anche su facebook, basta cliccare "Disoccupati Piceni", ed essere informati sulle prossimi incontri.

Disoccupati Piceni

 
        

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