Angina pectoris, dicevano i medici antichi, cioè un dolore al petto di tipo costrittivo, come quello che sentiamo in gola quando si ha una tonsillite. Tutti sanno che un simile dolore può essere l’annuncio di un infarto (chiusura di una delle arterie coronarie che nutrono il cuore) e che, perciò, trascurarlo può costare la vita. La cosa riguarda i maschi adulti a partire dalla mezza età (diciamo dai quaranta in su, ma ci sono eccezioni) e le donne dopo la menopausa. Per il motivo della gravità potenziale il ricorso al medico è quasi automatico, quando non ci si precipiti addirittura al pronto soccorso. Vediamo di mettere un po’ d’ordine per evitare gli eccessi.
L’intensità e la sede, innanzi tutto. E’ un dolore forte, ma questo aggettivo non dice molto: ciò che è un dolore normale per qualcuno può sembrare insopportabile a chi è ansioso, pauroso, o semplicemente debole e stanco, come un anziano. E’ un dolore riferito all’area centrale del petto, comunque, e spesso è irradiato in zone anche lontane (il collo, l’ascella, il braccio – specie il sinistro – fino alla punta delle dita). Un dolore persistente, che non si modifica con la posizione, nonostante ci si agiti continuamente alla inutile ricerca di un sollievo. Per mia esperienza personale direi, soprattutto, un dolore angoscioso, profondo, diverso da un dolore comune. Un dolore che annuncia la sua gravità. Si accompagna a una profusa sudorazione: chi ne è colpito è zuppo di sudore, senza motivo. Il battito del polso è spesso irregolare.
Come si può vedere, non è una situazione confondibile con un dolore qualsiasi, a volte anche vivace, ma che possiamo indicare con precisione con la punta dell’indice, e che non ha tutte queste caratteristiche insolite e drammatiche. Dolori comuni al torace possono essere provocati da sofferenza dei muscoli intercostali. Sono dolori transitori, modificabili muovendosi, e difficilmente confondono chi sa osservarsi con calma. Più difficile è distinguere il dolore che ha origine nell’esofago (il tubo che collega la bocca allo stomaco). Qualche volta la risalita del contenuto acido dello stomaco provoca una bruciatura che genera dolore profondo, persistente, che riesce ad assomigliare abbastanza al dolore anginoso, per la sede e la tipologia, anche se spesso viene riferito anche alla schiena, tra le scapole, e non ha quell’alone di pericolosità, di angoscia, di pericolo di vita che accompagna il dolore anginoso.
Insomma, calma e buon senso, come sempre. Ma se pensate di essere di fronte a qualcosa di insolito che ha le caratteristiche suddette, non esitate a consultare il medico: meglio essere troppo prudenti, ma vivi, che cocciutamente ottimisti ad oltranza, ma morti.
Due parole sul significato di questo dolore. Il funzionamento del cuore è in pericolo e l’organismo si difende. Ma che difesa è provare dolore in maniera così grave? La difesa consiste nell’immobilità, nel doversi sdraiare e aspettare che tutto passi, nel richiedere al cuore il minimo lavoro possibile, in attesa che si formi un circolo collaterale capace di rimediare al tessuto danneggiato per l’assenza di irrorazione. Non si può fare altro in assenza del soccorso medico e il dolore ci obbliga a comportarci correttamente. Oggi i progressi della tecnica angioplastica permettono di intervenire in tempo e disostruire il vaso coronarico chiuso.
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