Siamo in ripresa, ma non quella economica che speravamo, dopo la batosta del lockdown. Il coronavirus non ci ha lasciato mai e ora ricomincia a premere sul nostro sistema sanitario. L’unica speranza è la difesa personale: la mascherina e il distanziamento. Le immagini dei mezzi di trasporto urbani nelle ore di punta, tutti con la mascherina ma ammassati in piedi, le facce a un palmo l’una dall’altra, lascia perplessi. Siamo diventati per forza prudenti e saggi, ma non tutti. Soprattutto i giovani, quelli no. Per questo sono convinto che la battaglia si vince dentro casa, lì dove si incontrano senza difese i giovani, che sono tutti potenziali contagiati asintomatici o quasi, con gli anziani, candidati alla terapia intensiva, o peggio. Chiedere ai giovani di essere responsabili non serve: loro devono vivere, dicono, e non possono perdere un anno di cazzeggiamenti vari, discoteche e assembramenti. Li capisco, ma non li approvo: li hanno resi maggiorenni a diciotto anni, che dimostrino di meritarselo.
Dunque, come comportarsi dentro casa? Occorre cautelarsi con attenzione, almeno durante le ore in cui i giovani sono in circolazione domestica. La mascherina anche dentro casa? Sì, dico io, e mi sembra il minimo. Meglio ancora per gli anziani mettersi in un angolo appartato a leggere o vedere la TV. Se possibile, fino al cessato allarme, quando i giovani escono. E comunque mascherina, mascherina, mascherina! E’ stato raccomandato di lavarsi le mani, di non toccarsi naso e occhi, ed è giusto, ma la protezione della bocca e del naso è fondamentale. Non mi si venga a dire che sia pericoloso passare, anche con la mascherina, dove ha respirato un contagiato; o che basti toccare qualcosa dove qualcuno ha lasciato dei virus. Per infettarsi occorre una carica virale intensa e questa si realizza soltanto stando faccia a faccia con un contagiato senza protezione, e non per un istante, ma per interi minuti.
E i pasti in comune dentro casa? Questo è un problema. La mascherina non si può usare a tavola. Non c’è altro da fare che due turni. Gli anziani, o comunque gli ultracinquantenni, non dovrebbero stare a tavola insieme ai giovani. E’ fastidioso e crudele rinunciare all’unico momento di comunione domestica, ma per adesso è necessario. Solo così si vince.
dottor Karol (Carlo CAPPELLI)