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LA PAROLA AL DOTTORE, CARLO CAPPELLI: "IL CADAVERE NELLA FICTION"

LA PAROLA AL DOTTORE, CARLO CAPPELLI: "IL CADAVERE NELLA FICTION"

Un argomento deprimente, lo riconosco, ma secondo me curioso. Quasi sempre ci sono visioni di morti nelle agitatissime storie che ci ammannisce mamma-tivvù. Come vengono rappresentati questi morti? Un corpo disteso a terra, più o meno tinto di macchie rosso sangue, immobile, con gli occhi aperti e fissi. Secondo i registi sarebbe questo l’aspetto di un cadavere. Ma per chi ne ha visti tanti, come purtroppo è  successo a chi scrive, niente è più lontano dalla realtà che la grossolana rappresentazione di questa morte scenica. Vediamo nel dettaglio.

Il viso, innanzitutto. Il cadavere ha un viso disteso, sereno, come quello di chi è profondamente addormentato. Infatti il completo rilasciamento dei muscoli mimici fa assumere alla faccia del morto questa espressione. Nessun segno di sofferenza o di paura può rimanere impresso nella morte. Poi gli occhi. Quelli aperti dei morti televisivi luccicano, né più né meno degli occhi dei vivi, perché vivi sono gli attori che rappresentano il morto. Ma è un errore. Gli occhi dei morti sono opachi, non luccicano, perché le lacrime non scendono più a bagnare la cornea. Sarebbe perciò opportuno rinunciare agli occhi aperti per i cadaveri della fiction, poiché non è possibile, che io sappia, rendere l’effetto dell’occhio opaco. In televisione, infine, si possono ammirare primi piani del viso dei morti con bellissime labbra colorite, mentre le labbra dei morti sono quasi sempre scure, violacee, o esangui, dello stesso pallore della pelle.

Infine, è proprio il colore della pelle che spesso non va. Il morto televisivo a volte non viene  nemmeno incipriato, per rendere il pallore del cadavere, ma sta lì, bello roseo, con il manico di un pugnale che gli sporge dal petto. Invece è proprio il colorito cereo della pelle di un cadavere, un pallore estremo con sfumature giallognole, quello che colpisce di più e fa sospettare la morte fin dal primo sguardo.

Per non parlare del lago di sangue che spesso circonda il cadavere del morto televisivo e che vuol suggerire una morte violenta, tremenda. E’ vero: sangue ne può perdere molto un moribondo, ma solo se le ferite inferte non sono immediatamente mortali e hanno reciso arterie importanti. Se viene trapassato il cuore o  la testa, per esempio, la circolazione si ferma all’istante e di sangue ne fuoriesce pochissimo, soltanto per gravità.

Faccio perciò appello al buongusto degli sceneggiatori: che rinuncino a impressionarci con la visione della morte, se non sono capaci di rappresentarla in maniera plausibile.

dottor Karol(Carlo CAPPELLI)
        

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