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INFIAMMAZIONE E INFEZIONE, LA PAROLA AL DOTTORE

INFIAMMAZIONE E INFEZIONE, LA PAROLA AL DOTTORE

Si usano questi termini come fossero sinonimi e ne nasce una certa confusione. Essi indicano due fenomeni diversi, anche se possono apparire insieme. Infiammazione (detta con termine scientifico “flogosi”) è una complessa reazione dei tessuti che tende a ripristinare l’ordine alterato delle cellule. Qualsiasi evento che disturba l’ordinato rapporto delle cellule di un  tessuto genera l’infiammazione. Per esempio un trauma che lacera la pelle. In questi casi l’infiammazione porta cellule del sangue in abbondanza sul posto (globuli bianchi) e cerca di riparare i tessuti. E’ un meccanismo automatico: sostanze che esistono soltanto dentro le cellule, distrutte queste, si liberano nel sangue e avvertono che c’è una lesione. I segni dell’infiammazione sono stati descritti benissimo già dalla medicina antica. Dicevano: dolor, calor, rubor, tumor, functio laesa. E cioè: dolore, calore, arrossamento, gonfiore e alterazione della funzione dell’organo interessato. Pensate a una contusione o una ferita: le cellule distrutte della pelle lanciano il segnale e nel giro di pochi minuti la parte interessata fa male (dolor), si gonfia (tumor), diventa calda (calor) e arrossata (rubor) per l’arrivo di sangue in  quantità. L’alterazione della funzione, per esempio quella dei muscoli che la pelle ricopre, è pure evidente. Il processo riparativo procede per allontanamento delle sostanze derivanti dalle cellule morte, oppure dal sangue fuoriuscito dai vasi lesionati (quello che viene definito “ecchimosi” o “ematoma”, a seconda della quantità) e sostituzione con materiale cicatriziale generato da apposite cellule presenti nei tessuti o portato dal sangue. Alla fine, come segnale del processo di riparazione, resta la cicatrice.

L’infezione invece è il processo di penetrazione di microrganismi (batteri o virus) che abbiamo descritto la volta scorsa. Se il piccolo parassita del nostro corpo è invece un fungo microscopico il processo si chiama “micosi” (per esempio il famoso ‘piede d’atleta’, o macchie di questa origine sulla pelle, o alterazioni delle unghie, o il ‘mughetto’ dei bambini) e di solito genera scarsa infiammazione. Se si tratta di un parassita di ancora maggiori dimensioni (vermi, lesioni da insetti, pidocchi, zecche, ecc.) si parla di “infestazione”. Tutti questi tentativi di penetrazione possono portare lesioni dei tessuti dove il parassita si impianta e quindi generare infiammazione reattiva. Ecco che i due processi, infiammazione e infezione, si fondono. E’ soprattutto l’invasione dei batteri e dei virus, capaci di penetrare in profondità, che genera le reazioni infiammatorie più forti e appariscenti. Perciò quelli che consideriamo sintomi di una malattia (febbre, dolore, alterazioni funzionali) sono in realtà i segni dell’infiammazione provocata dal microrganismo che distrugge cellule del tessuto ospite per riuscire a crescere e sopravvivere dentro di esso. L’infiammazione ha proprio il compito di liberarci dell’intruso.

Quindi, in conclusione, rispettiamo i sintomi di infiammazione come fenomeni buoni, legati alla capacità del nostro organismo di opporsi a ogni avvenimento in grado di alterare il perfetto equilibrio del nostro corpo. E’ quello che abbiamo spiegato anche per giustificare la febbre, che è un fenomeno generale di allarme in grado di mobilitare rapidamente le cellule difensive del sangue e farle giungere nel luogo dove daranno inizio all’infiammazione.

Dottor Karol (Carlo Cappelli)
        

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