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ITALIA NOSTRA, IL CASO DEL BORGO DIMENTICATO DI GIMIGLIANO

ITALIA NOSTRA, IL CASO DEL BORGO DIMENTICATO DI GIMIGLIANO

IL FASCINO VIOLATO DEI PICCOLI BORGHI: IL CASO DI GIMIGLIANO. 

Percorrendo le magiche contrade del Piceno interno, denso di una lussureggiante vegetazione ed esaltato dalla visione di misteriosi rilievi, è triste constatare la condizione di abbandono e di sciatta noncuranza in cui versano gran parte dei piccoli borghi, che rendevano un tempo ricchi e vitali questi siti.

Esemplare è il caso del borgo di Gimigliano, salito alla ribalta delle cronache per un evento miracoloso.

Qui, mentre è curato con accorta diligenza lo spazio contiguo alla Chiesa nuova del borgo, giace nella più completo abbandono lo spazio antitante l’antica Chiesa dei Santi Quirico e Giuditta, che nobilita con la sua elegante presenza l’antico sito.

Ma mentre è da ammirare la discreta facciata della chiesa e l’imponente abside che si eleva su una possente parete rocciosa, per il resto quanta noncuranza e degrado .

Cosi, dimenticata la scomodità dei sentiero di accesso alla piazza coperto con sconnesse gettate di cemento e deturpato nel punto di partenza da una lastra di metallo, lo spettacolo diventa insostenibile quando, giunti nella piazzetta del borgo, si scorge l’installazione all’ingresso di un’ abitazione adiacente alla facciata della chiesa e di proprietà probabilmente della curia di Ascoli un porta di materiale composito(forse alluminio ed altri elementi non precisabili), visione che appare quasi offensiva quando si constata che non si è trovato di meglio che sistemare delle reti metalliche, resti di probabili antichi letti non più fruibili, o altro materiale incongruo per chiudere due spazi, utilizzati per la custodia di animali, di auto o per probabili coltivazioni.

Non è sembrato vero, poi, sistemare alla base della elegante antica parete dell’abside della chiesa un antiestetico contenitore come probabile contenitore di acqua.

Eppure, pur a fronte di queste condizioni di abbandono, il sito mantiene un fascino commovente e forte è il rimpianto di ciò che si potrebbe ottenere in termini di promozione dell’immagine del territorio e dello sviluppo di forme di turismo responsabile e di qualità se si avviasse anche nella nostra terra quello che da sempre avviene nella vicina Umbria e nella Toscana, dove la cura per le memorie antiche e per la conservazione del fascino dei borghi e dei luoghi anche marginali è assicurata da controlli e direttive precisi favorendo contestualmente il coinvolgimento attivo dei residenti e proprietari degli edifici presenti nei siti.

E’ augurabile che il Comune di Venarotta nel cui territorio è compreso il borgo di Gimigliano si attivi per la pronta eliminazione degli elementi incongrui che deturpano il fascino del borgo, sistemando i sentieri di accesso alla piazza del borgo e magari, se possibile, permetta che si proceda al recupero e messa in sicurezza dei tanti edifici colpiti dalla violenza delle scosse telluriche.

E’ augurabile, altresì,che la curia, a quanto sembra proprietaria dell’abitazione contigua alla chiesa, provveda a far eliminare l’incongrua porta sistemata all’ingesso della stessa, a far eliminare il contenitore sistemato inopportunamente alla base della parete dell’abside della chiesa ed inoltre a effettuare accertamenti sulla eventuale presenza di affreschi sulle pareti interne della chiesa, che, da affermazioni assunte sul posto, sembra che un tempo fossero presenti, così come avviene d’altra parte in tutte le chiese della parte interna del Piceno, possibilmente avviando l’opera di recupero e restauro come Italia Nostra sta facendo per quelli presenti nella Chiesa di Vitavello.

È altresì augurabile che la Soprintendenza, sempre pronta a fornire il suo contributo fondamentale per la tutela del nostro prezioso patrimonio, si attivi per controllare che vengano eliminate prontamente questi elementi disdicevoli che deturpano un sito per altri aspetti incantevole.



 Il Presidente della Sezione ITALIA NOSTRA

Prof. Gaetano Rinaldi
        

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