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ARTERIOSCLEROSI, LA PAROLA AL DOTTORE

ARTERIOSCLEROSI, LA PAROLA AL DOTTORE

Non è vecchio chi ha molti anni sulle spalle, è vecchio chi ha le arterie rovinate, secondo l’aforisma che dice: “Ognuno ha l’età delle sue arterie”. (Le arterie, come sanno tutti, sono quei vasi sanguigni che trasportano il sangue ossigenato dal cuore a tutti gli organi per nutrirli. Spesso vengono confuse con le vene che sono tutt’altra cosa, essendo i vasi destinati a riportare il sangue verso il cuore e i polmoni. Le arterie pulsano, le vene no). Vabbé, dirà qualcuno, è vecchio chi ha le arterie rovinate, ma sono sempre gli anziani che ce l’hanno così: è la stessa cosa. No. Negli anni cinquanta, durante la guerra di Corea, i medici americani si misero a fare autopsie di tutti i caduti (ovviamente giovanissimi) e scoprirono che una buona percentuale di loro aveva già le prime lesioni arteriosclerotiche, le famose placche. Si tratta di accumuli di grasso (colesterolo) che si appiccicano alla parete interna delle arterie; poi, sopra a queste placche, il sangue coagula (trombi). Il danno conseguente può derivare dal distacco parziale di questi trombi che vanno a tappare il vaso più a valle, dove si restringe. Se l’organo ha un sistema arterioso di tipo terminale (come il cuore e il cervello), la zona nutrita dal ramo tappato va in necrosi, muore. E’ l’infarto, e le conseguenze sono gravi, come tutti sanno.

Anche senza il distacco di trombi, un vaso leso continua a restringersi per aumento della placca, fino ad occludersi. Nel frattempo si possono formare vie secondarie che fanno arrivare lo stesso il sangue ai tessuti, ma, ovviamente, non in maniera ottimale. Ci può essere anche la rottura dell’arteria e un conseguente spargimento di sangue. Il deterioramento degli organi colpiti da arteriosclerosi è una conseguenza inevitabile. Da qui l’aforisma all’inizio. Per esempio, i vecchi ‘dementi’ di un tempo (volgarmente detti ‘vecchi rimbambiti’) erano i portatori di danni arteriosclerotici cerebrali (anche se venivano inclusi tra essi i malati di Alzheimer e di Parkinson che con l’arteriosclerosi non hanno niente a che vedere).

L’arteriosclerosi è causata da fattori genetici, ereditari, e da uno stile di vita sbagliato per eccesso di alimentazione grassa (di origine animale) e sedentarietà. Ne risulta un aumento di peso: è malattia del benessere. Anche lo stato di tensione a cui ci obbliga la vita moderna ha la sua responsabilità, come vedremo prossimamente. La cura, se il vaso interessato viene riconosciuto, si fonda sul ripristino del flusso con mezzi chirurgici (by-pass) o endoscopici (angioplastica: riapertura del vaso con il ‘palloncino’). Spesso purtroppo il danno è senza sintomatologia significativa e il distacco di un trombo può essere fatale.

Capisco che un simile panorama genera angoscia, ma conoscere il danno potenziale deve servire a modificare lo stile di vita. Un po’ di movimento giornaliero (non usare l’ascensore, né la macchina in città), una corretta alimentazione e un’equilibrata conduzione della propria esistenza sono ciò che si può fare per tenere lontani i guai.

Il dottor Karol (Carlo CAPPELLI)

 
        

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