La mobilità attiva del Piceno al centro della nostra azione politica.
Un Piano Socio-Sanitario ragionato e aperto ad ogni integrazione positiva per il bene dei Marchigiani.
È un Piano Socio-Sanitario nuovo, aperto, coraggioso perché abbiamo visto con la Pandemia come può cambiare repentinamente l'emergenza e come possono variare le esigenze dei pazienti. Non avrebbe senso definire tutti i dettagli, perché le situazioni che sono prioritarie oggi magari non lo saranno più tra tre anni. E per la prima volta accade nelle Marche che sul tema cruciale della sanità l'opposizione scelga di non contare. Di non assumersi responsabilità dovute quando si è investiti dalla fiducia dei propri elettori
Noi lo facciamo, ci prendiamo le nostre responsabilità nei confronti di chi conta sulla nostra azione politica per migliorare la qualità della vita dei marchigiani, soprattutto per quanto riguarda la salute.
Mi aspettavo
che le opposizioni presentassero degli emendamenti che potevamo anche
condividere perché questo Piano prevede proprio l'apertura a nuove
integrazioni. Credo quindi che, pur non condividendo la filosofia generale di
questo Piano Socio-Sanitario, non ci siano state questioni forti da emendare. È
stata sottolineata la mancanza di un Piano Economico Finanziario a sostegno del
Piano Socio-Sanitario, ma mi pare di ricordare che anche il precedente Governo
Ceriscioli non lo aveva, eppure ha governato per cinque anni. Questo Piano
Socio-Sanitario narra una visione generale, un percorso, un programma
lungimirante con scelte precise. Ad esempio non perseguire l'idea dei plessi
unici ospedalieri perché poi si è visto con la Pandemia che è stato più utile
avere plessi dislocati sul territorio. E mi riferisco in particolare al Piceno
dove era stato programmato un Ospedale unico in un paesino della Vallata del
Tronto, depotenziando quelli del capoluogo Ascoli Piceno e di San Benedetto. La
Sanità è un tema delicato dove non è mai tutto bianco o tutto nero: si lavora
necessariamente su zone di grigio con una certa elasticità per venire incontro
ad eventuali esigenze del momento. Questo non vuol dire mancanza di visione
progettuale, anzi, si tratta di valutare esperienze passate sia marchigiane che
di altre zone d’Italia per essere pronti ad affrontare gli imprevisti. Le Marche
in assenza di Accordi di Confine devono continuamente fare i conti a sud con i
cittadini dell'Abruzzo che scelgono i nostri ospedali. Poi però accade che a
Nord si generi una mobilità passiva che vede cittadini marchigiani rivolgersi a
strutture sanitarie dell'Emilia Romagna. La mobilità attiva del Piceno sarà al
centro di investimenti per premiare i nostri operatori sanitari grazie ai quali
c'è stato un notevole sviluppo economico che prima veniva ingoiato dall'Asur
regionale e andava a ripianare debiti al nord. Oggi con l'AST i presupposti
cambiano e con l'autonomia economica possiamo si potranno creare ulteriore
sviluppo economico. Sono d'accordo sul fatto che occorre certamente salvaguardare il territorio Pesarese attuando tutte le iniziative, i progetti e i servizi per trattenere i pazienti sul nostro territorio, senza dimenticare che la Sanità è universale e sono i cittadini a scegliere dove andare a farsi curare. Questa della mobilità attiva è in ogni caso una cartina di tornasole che ci impegna a valutare su quali specialità mediche o chirurgiche puntare e su quali professionisti fare scelte selettive per ampliare i servizi e dare priorità all’abbattimento delle liste d’attesa ed i servizi ai cittadini.
Monica Acciarri