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L'INFLUENZA, LA PAROLA AL DOTTORE

L'INFLUENZA, LA PAROLA AL DOTTORE

Ho fatto il pediatra per trentacinque anni, perciò mi posso considerare un esperto delle più frequenti malattie che colpiscono i bambini. Sono le cosiddette “forme influenzali” o “malattie da raffreddamento”, distinte poi volgarmente in mal di gola, tonsillite, raffreddore, sinusite, laringite, tracheite, eccetera. Queste distinzioni servono a poco, indicano semplicemente il punto dove è più intensa la lesione della mucosa che ricopre le vie respiratorie. Perché, in buona sostanza, si tratta di un’unica malattia infettiva, causata però da una moltitudine di microrganismi che riescono a invadere la mucosa, ora qui, ora là, a seconda delle caratteristiche proprie dell’agente infettante e dell’organismo che (purtroppo) è costretto ad ospitarlo. Malattia infettiva: capito bene? E’ stupido dire: non è niente, ho preso freddo, non sono contagioso. Chi manifesta quei sintomi è sempre contagioso, molto contagioso, perché queste malattie si propagano con le goccioline di saliva degli starnuti o dei colpi di tosse, o anche semplicemente con il vapore che emettiamo ad ogni respiro. Quindi primo dovere del malato è starsene isolato il più possibile e, di chi è sano, stare alla larga da chi manifesta quei sintomi.

Detto questo, veniamo alle cure. Sappiamo che le malattie infettive si curano con gli antibiotici, ma purtroppo soltanto un’esigua minoranza di queste malattie all’esordio è causata da microbi sensibili agli antibiotici. Specialmente se ci sono sintomi di raffreddore (naso chiuso, voce cambiata), l’agente infettante è un virus e gli antibiotici gli fanno il solletico. E allora, che fare? Niente: mettersi da parte, stare quieti e aspettare che tutto passi. Ci vogliono due tre giorni in certi casi, almeno cinque in altri, dipende dal virus e dalle condizioni dell’ospite. La febbre (all’esordio!) non conta niente: anche questa caratteristica è propria del virus e può anche essere alta, ma non significa gravità. Ma come, direte, e tutto l’armamentario per abbassare la febbre, i vari sciroppetti, i consigli della nonna? Si possono usare, certo. Se scelti bene e somministrati con intelligenza danno un po’ di requie dai fastidi che non sono pochi, ma la sostanza della malattia non cambia, né cambia la sua durata.

Unico scrupolo è quello delle complicazioni. Perché il virus a volte apre la strada e i microbi (che abbiamo sempre sulle superfici respiratorie come innocui coinquilini) ne approfittano. Di solito causando un peggioramento delle condizioni generali, una ripresa della febbre o un suo prolungarsi oltre i fatidici quattro-cinque giorni. Qui serve il medico, i suo fiuto, la sua abilità. E’ lui a saper dire se, quando e quale antibiotico usare.

Auguri a tutti, perché tutti avranno molte occasioni di sperimentare il buon senso di questo mio intervento.

Il dottor Karol (Carlo Cappelli)
        

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