AFS Agenzia FotoSpot

LE MEDICINE, LA PAROLA AL DOTTORE

LE MEDICINE, LA PAROLA AL DOTTORE

Come si definisce una medicina? “Una sostanza che, somministrata in dosi precise – normalmente assai piccole – è capace di modificare il funzionamento alterato di parte delle cellule del corpo umano”.

C’è subito da fare un’aggiunta importante: “Qualsiasi sostanza somministrata come medicina, se nel malato c’è convinzione della sua efficacia, è capace di attivare nel cervello la produzione di sostanze (le famose ‘endorfine’, parenti della morfina) che migliorano lo stato del malato e, per disturbi lievi funzionali (cioè che non comportano alterazioni dei tessuti), può portare addirittura alla guarigione”.

Come avrete capito, quest’ultimo è il cosiddetto effetto placebo. Perfino il medico, con la sua semplice presenza accanto al malato, è capace di produrre un miglioramento dimostrabile. Ecco spiegata l’utilità di una sterminata quantità di fiale, sciroppi, pasticche che non sono vere medicine, perché non modificano in maniera significativa lo stato di malattia (tutt’al più danno un lieve miglioramento), ma, se capaci di un significativo effetto placebo, raggiungono a volte l’efficacia di vere medicine. Perfino l’acqua del rubinetto è stata promossa al rango di medicina. E funziona! Figuratevi delle boccette riempite d’acqua. In una è scritto ‘medicina ipertensione’, in un’altra ‘medicina mal di testa’, in un’altra ‘medicina dolori di pancia’, e così via. E il malato che le ingurgita migliora, o addirittura guarisce. La chiamano omeopatia e alcuni sostengono che sia una scienza medica. E’ soltanto effetto placebo allo stato puro. Non  troverete mai scritto sulla boccetta ‘medicina polmonite’, o ‘medicina leucemia’, perché significherebbe contrabbandare un effetto placebo per una vera cura medica, e il risultato sarebbe un omicidio (preceduto da un lieve e transitorio miglioramento).

Un tempo si abusava di medicine, vere o presunte tali. Per fortuna è entrato (o almeno tende a entrare) nella testa della gente che ingurgitare continuamente sostanze estranee (a volte potenzialmente pericolose) per ottenere fugaci effetti placebo non è una buona condotta. Il concetto sta entrando anche nella testa dei medici. In effetti non è criticabile provocare un effetto placebo: in fondo dobbiamo cercare il benessere di chi si rivolge a noi. Però ci vuole giudizio. Soprattutto, il medico deve essere ben consapevole di quando cura con vere medicine e quando sa di adoperare sostanze al solo scopo placebo. Mi diceva un vecchio e saggio collega, quando s’accorgeva che, tra la miriade di prodotti che l’industria farmaceutica giornalmente scaricava sulle nostre scrivanie, uno dimostrava di essere davvero efficace: “Sta’ un po’ attento: questo funziona davvero!” Tutti gli altri erano, più o meno, nient’altro che placebo.

Il dottor Karol (Carlo CAPPELLI)
        

Categorie e Argomenti