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ASCOLI, COSI' NON VA MA GUAI A ROMPERE TUTTO

ASCOLI, COSI' NON VA MA GUAI A ROMPERE TUTTO

La sconfitta di Prato è l'ultimo di una serie di campanelli d'allarme in casa dell'Ascoli Picchio che è stato raggiunto in casa dal Teramo (e teoricamente anche dalla Reggiana se dovesse superare il Pisa nel recupero). Tutto da rifare o quasi per i bianconeri ma adesso l'ambiente deve dimostrare di essere maturo per lottare fino alla fine. Niente gioco al massacro, insomma, a guadagnarci sarebbero solo le dirette concorrenti. Nervi saldi, invece, e via le polemiche. Poi fra due mesi e mezzo si tireranno le somme. Società, allenatore, squadra e tifosi dovranno recitare ognuno la propria parte e allora tagliare per primi il fatidico nastro non sarà impossibile. In molti chiedono la testa di mister Petrone ma la società ha sempre detto che il programma del Picchio è triennale, allontanarlo sarebbe una contraddizione. Solo se la situazione dovesse peggiorare in modo repentino quanto irreparabile il tecnico salirà sulla graticola della discussione. Ma, a sole tredici giornate dalla fine, non è proprio cosa da augurarsi. Il tecnico dal canto suo continua dire che la squadra non rispetta le direttive, non travasa sul campo quanto provato negli allenamenti. Il perché dovrebbe essere il primo saperlo, quanto meno a scoprirlo: non basta indicare la mancanza di umiltà. Se c'è una spaccatura fra lui e i giocatori, forse pure alimentata dai duri giudizi post gara espressi negli ultimi tempi dal tecnico, allora bisogna sanarla al più presto. Petrone a Prato ha detto: <Guardiamoci negli occhi e vediamo se abbiamo gli attributi per vincere questo campionato>. Lo faccia e subito. Già alla ripresa degli allenamenti di domani perché, in fondo, in campo ci vanno sempre e solo i giocatori. E non tirare mai in porta a Prato o subire tredici gol nelle sei partite del girone di ritorno (media di più di due a gara) sono cifre da invertire subito.
        

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