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SABATO 16 CONVEGNO "SOCIOLOGIA E SPORT - EDUCARE ALL'ANTIDOPING"

SABATO 16 CONVEGNO "SOCIOLOGIA E SPORT - EDUCARE ALL'ANTIDOPING"

MOVIMENTO SPORTIVO POPOLARE
Comitato Regionale M.S.P. Marche
Ente di Promozione Sportiva
Premessa
Il territorio Piceno e la città di Ascoli Piceno in particolare, hanno con lo sport un rapporto
molto particolare; pur avendo avuto nel corso degli anni “lampi” di consolidata notorietà in
ambito nazionale ed internazionale, soprattutto ma non solo in ambito calcistico, non hanno
mai avuto la determinazione anche sociologica di porsi come reale riferimento di cultura
sportiva d'eccellenza.
Lo stesso capoluogo ad esempio, a differenza di molte altre città similari, ha ed ha avuto,
anche in ambito extra calcistico, molti esempi virtuosi e di forte radicamento territoriale
incidendo in maniera determinate sui mutamenti economici e sociale anche di tutto il territorio
circostante.
La figura di Costantino Rozzi ebbe il grande merito di far compiere un salto di qualità alla città
ed in vari ambiti, ma sappiamo bene che altre discipline sportive meritavano e meritano
analoghe considerazioni.
La scomparsa di Carlo Vittori ad esempio, ha fatto emergere questa considerazione in modo
dirompente e socialmente rilevante.
Questo progetto ha l’ambizioso obiettivo di far nascere da una perdita un’occasione di crescita
e sensibilità culturale e sportiva.
Il Movimento Popolare Sportivo Marche, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI da
oltre un ventennio presente nel territorio, vuole iniziare questo percorso di sensibilizzazione
organizzando un Convegno incentrato sul temi della “ sociologia dello sport “ impostando
questo primo incontro sulla “cultura dell'antidoping” che si terrà appunto nel capoluogo piceno.
L’idea è quella di riaffermare e valorizzare dalle periferie, i valori educativi ed etici dell’attività
sportiva a tutti i livelli, in particolare per quanto riguarda le trasformazioni che essi determinano
e le culture che radicano attraverso il loro insegnamento.
Pensiamo ad ospiti di primo piano del mondo delle federazioni (FIGC e FIDAL),
dell’Associazione Calciatori, del mondo dello sport dilettantistico, del giornalismo sportivo; a
testimonial (atleti e tecnici sportivi) del presente e del passato.
Questo Convegno è certamente il momento “zero” di un percorso certamente più articolato ed
innovativo che, nel nome di quella trasparenza e determinazione dei valori sportivi, sappia
coinvolgere le giuste rappresentanze imprenditoriali, sociali, economiche e politiche per la
cultura dello quello sport pulito.

Convegno
“Sociologia e sport – educare all'antidoping ”
Organizzato da:
Movimento Sportivo Popolare Marche
(Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI)
Il Convegno nasce con una duplice motivazione:
1. Come lo sport modifica gli aspetti anche sociali di un territorio sia esso professionistico
che dilettantistico;
2. Incrementare il percorso di sensibilizzazione sulle tematiche della cultura dell'antidoping
nello sport (dai professionisti, ai dilettanti, agli amatori, con particolare attenzione al
mondo dei giovani ed in tutte le discipline sportive);
Intervengono al convegno:
Il Presidente FIDAL – Alfio Giomi
Il Presidente della Lega Calcio – Carlo Tavecchio
Il Presidente Associazione Calciatori – Damiano Tommasi
Un rappresentante nazionale del calcio dilettantistico
Un giornalista sportivo di caratura nazionale svolgerà il ruolo di moderatore
I saluti di benvenuto del sindaco Guido Castelli aprono ufficialmente il Convegno ricordando il
rapporto passato, presente e futuro tra la città di Ascoli Piceno e lo sport professionistico ed
amatoriale. Sono altresì evidenziate le peculiarità storico/educative ed il ricordo di atleti e
tecnici di spessore che danno ed hanno dato lustro alla città ed al territorio Piceno.
Il moderatore guiderà gli ospiti sui seguenti temi:
- analisi delle problematiche del doping nella storia del calcio italiano e le strategie
adottate ed adottanti per contenere, controllare e “curare”il fenomeno attraverso la giusta
strada dell'antidoping (Tavecchio e Tommasi);
- il ruolo dell'Associazione Calciatori nell’approfondire i rischi del doping, dalle
conseguenze alla salute, all’etica, alle squalifiche, alla credibilità dell’intero mondo dello sport
(Tommasi)
- descrizione delle strategie esclusive della Federazione volte al controllo del fenomeno
doping (gruppo di lavoro) anche nell'ottica delle prossime Olimpiadi e delle probabili esclusioni
di nazioni importanti (Alfio Giomi);
- analogie con il mondo del dilettantismo contiguo al professionismo ed il sapore di una
vittoria genuina priva di doping fisico e “psicologico” nella certezza della propria cultura
antidoping (Domenico Stallone)
- il ruolo dei media nella battaglia a favore dell'antidoping.
La Sociologia nello sport – traccia...
Tre sono i tipi di attività: fisica, ludica, agonistica, che costituiscono un delicato equilibrio
all'interno dell'attività sportiva. Possiamo dedurre che l'integrità psicofisica è la componente
essenziale delle prime due attività mentre possa essere messa, anche seriamente, in
discussione dalla terza quando l’agonismo assume caratteri violenti (ad es. la boxe), pericolosi
(ad es. le gare automobilistiche), oppure giunge ad esasperazioni competitive tali da ricercare il
risultato con qualunque mezzo (come nel caso doping).
Nonostante questi aspetti negativi possano risultare evidenti ed accentuati, l'agonismo ne
costituisce un elemento essenziale e ineliminabile: è quello che rende spesso divertente ed
accettabile un impegno fisico e psichico, altrimenti difficilmente tollerabile.
E’ in tale quadro che anche i rischi e i pericoli dello sport, se consapevolmente e
volontariamente assunti, possono costituire un elemento fondamentale dell’autonomia della
persona. Si potrebbe quindi pensare a una rappresentazione descrittiva in forma di cerchi
concentrici, in cui vi è un' area più esterna nella quale non è chiaro se siamo in presenza di
sport spettacolo o di gioco o altro, sino ad arrivare ai cerchi più interni, al termine dei quali vi
sarà un'area centrale che individua la nozione di sport in termini di condizioni necessarie e
sufficienti. Ma anche l'individuazione di tali condizioni è comunque oggetto di dibattito: lo sport
ha una componente agonistica o competitiva, che però può aversi in un contesto istituzionale o
non istituzionale e con un'enfasi maggiore o minore a seconda che si tratti di sport
professionistico o dilettantistico.
Con tutta probabilità, in tale quadro, l'ingresso della commercializzazione nel mondo dello sport
ha agito da volano per il diffondersi di una mentalità tesa ad accentuare l'aspetto agonistico
sull'aspetto giocoso, a far prevalere il "vincere ad ogni costo" su "l'importante è partecipare". In
un contesto di questo tipo, secondo alcune analisi pessimistiche ma molto realistiche, diviene
utopico pensare di vincere la battaglia contro la diffusione del doping solo con strumenti
repressivi o con strumenti "educativi" che non sappiano o non vogliano incidere sulle radici del
problema: la mentalità orientata al vincere ad ogni costo, al superare i limiti, alla ricerca
spasmodica del superamento dei record e della spettacolarizzazione dell'evento.
Tutto ciò, indubbiamente, favorito dagli interessi economici che ruotano attorno al mondo dello
sport ed anche - ed in connessione a questi - da quel che si attendono i fruitori (anche
attraverso il mezzo televisivo) degli eventi sportivi.
Possiamo ragionevolmente supporre che il nesso tra quella mentalità ed i crescenti interessi
economici intensificherà, nel prossimo futuro, i problemi morali nello sport, incentivando la
ricerca di sempre nuovi mezzi di manipolazione orientati a soddisfare il principio da cui sembra
dominata la pratica sportiva oggi: il superamento dei limiti umani, che – si è osservato- sembra
essere il peccato originale dello sport moderno, almeno di quello agonistico e competitivo. In
questo contesto, non va infine sottovalutato il fatto che gli sviluppi della ricerca biomedica e
l’identificazione di geni coinvolti nel controllo di un numero crescente di processi fisiologici
potrebbero mettere a disposizione nuovi mezzi di intervento sulla fisiologia umana.
Si tratta del cosiddetto doping genetico, che si servirebbe per scopi non terapeutici dei metodi di
trasferimento genico messi a punto per la terapia genica somatica.
Ragionando però riguardo i "consueti" interventi sulla fisiologia umana, possiamo osservare
come la reazione suscitata nell'opinione pubblica dal fenomeno doping sia certamente negativa.
Noi pubblico ci sentiamo come defraudati, stigmatizzando lo sportivo che si dopa come reo
quantomeno di "slealtà sportiva".
La giustizia sportiva e, qualora vi fossero gli estremi, quella penale, intervengono per
sanzionare l'illecito e gli sponsor “stracciano” i contratti.
Alla base di tutte queste reazioni negative sono individuabili un complesso di ragioni, dettate da
emozioni ed intuizioni, che hanno a che fare con la natura stessa della pratica sportiva così
come è comunemente concepita.
Da una parte, il ricorso al doping modifica negativamente questa concezione e percezione che,
essendo legata al fatto di ammirare una perfomance sportiva in quanto associabile alla capacità
dell'atleta di perseguire l'eccellenza grazie al lavoro quotidiano sul proprio corpo, ne sminuisce
le grandi prestazioni in termini di velocità, forza, resistenza e coordinazione.
Dall’altra, viene ad essere profondamente alterato quel rapporto precedentemente citato tra
elemento fisico, ludico e agonistico, rendendo quest’ultimo prevalente e condizionante, a volte
persino totalizzante.
Tanto la componente fisica quanto la componente ludica verrebbero meno se non fosse
garantita quella parità di condizioni tra i partecipanti che il doping altera. Ancor peggio qualora
quest'ultimo divenisse, o apparisse, abituale se non indispensabile: Ne conseguirebbe una
subdola imposizione di messa in pericolo della propria salute, agli esclusivi fini di un
risultato/spettacolo.
Questa modificazione negativa dell'immagine dello sport è correlata al fatto che il doping non
rappresenta soltanto una forma di frode, ma ne altera anche il senso complessivo, rendendo
prevalente il risultato sulla competizione, il successo sul divertimento e la manipolazione senza
limiti rispetto allo sviluppo equilibrato del corpo.
Il tutto per mezzo di una sciagurata alterazione della propria condizione psicofisica naturale,
volta allo sterile intento di conseguire, o provare a conseguire, un immorale vantaggio sugli
avversari.
Da questi risvolti nasce l’importanza di introdurre negli aspetti educativi d'infanzia ed
adolescenza la promozione della competenza personale, ( magari sin dalle scuole primarie )
cioè la capacità di adattamento e di comportamento positivo e propositivo che permetterebbe
agli “uomini” di affrontare in maniera efficace le esigenze e le sfide della vita quotidiana.
Ciò è strettamente connesso con la promozione della salute e rappresenta una componente
fondamentale dei processi educativi e di sviluppo personale, a loro volta strettamente connessi
con i processi di apprendimento e di crescita dei ragazzi.
Il tutto, con l'obiettivo di EDUCARE (dal latino ex ducere= condurre fuori, estrarre) e quindi
plasmare esseri umani in grado di affrontare sia le ordinarie che le straordinarie difficoltà che si
presentano, mantenendo un livello di benessere elevato, e sviluppando attitudini positive e
adattative nell’interazione con gli altri.
Ospiti che probabilmente interverranno portando la loro testimonianza:
Juri Chechi
Valentina Vezzali
Stefano Mei
Carlo Mazzone
Giuseppe Iachini
Gianmarco Tamberi (o altro atleta con profilo idoneo)
        

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